2 Aprile 2020
CIMICE ASIATICA, IN ARRIVO VESPA SAMURAI MA CI VORRÀ TEMPO PRIMA DI SIGNIFICATIVI RISULTATI

Per salvare i raccolti italiani e garantire le forniture alimentari arriva il via libera alla diffusione della vespa samurai, nemica naturale della cimice asiatica, l’insetto killer che ha provocato lo scorso anno la strage nei campi con 740 milioni di danni a pere, mele, pesche e nettarine, kiwi, ciliegi e piccoli frutti, albicocche, susine, nocciole, soia, mais e ortaggi. Nelle campagne piemontesi danni per 180 milioni di euro per un totale di 13.500 imprese coinvolte.

“Il provvedimento è stato approvato dalla Conferenza Stato Regioni per l’inizio sperimentale della “lotta biologica” in piena emergenza coronavirus. Un problema, quella della cimice asiatica, molto serio anche in provincia di Alessandria dove, nelle ultime due stagioni, ha colpito il territorio a macchia di leopardo devastando meli, peri, kiwi, noccioleti, ma anche peschi, ciliegi, albicocchi e piante da vivai con danni arrivati al 70% delle produzioni. – hanno affermato il Presidente Mauro Bianco e il Direttore Roberto Rampazzo –. Ora anche il Piemonte è compreso tra le regioni in cui sono previste le misure di emergenza a sostegno delle imprese agricole che hanno subito danni alle colture a causa della cimice asiatica. L'insetto, infatti, ha trovato in Piemonte un ambiente favorevole alla sua diffusione e, in questi ultimi anni, si sono registrati danni ingenti su molte colture, dal nocciolo alla frutta. Il via libera alla vespa samurai, un insetto antagonista delle dimensioni di poco più di un millimetro, apre nuove prospettive anche se ci vorrà tempo prima di avere risultati significativi”.

Gli insetti alieni rappresentano una minaccia drammatica per il Paese e le temperature invernali sopra la media ne favoriscono la sopravvivenza.

“Ricordiamo che l’allarme non è solo per la cimice ma anche calabrone asiatico (Vespa velutina) e coleottero africano (Aethina tumida) che mangiano e rovinano il miele, il polline e, soprattutto, la covata annientando la popolazione di api o costringendola ad abbandonare l’alveare con gravissime ripercussioni per la produzione made in Italy di miele di acacia, castagno e mille fiori”, concludono Bianco e Rampazzo.

 

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