10 Maggio 2021
DANNI DA SELVATICI: INTERVENIRE RAPIDAMENTE SUL CONTENIMENTO INVECE DI PENSARE A FILIERE CARNI

“Si intervenga in modo efficace e determinato per contenere il numero dei selvatici, invece di parlare di filiera delle carni di selvaggina. Questo pare un modo per non trovare una soluzione radicale al problema”.

E’ questo il commento del Presidente e del Direttore Coldiretti Alessandria Mauro Bianco e Roberto Rampazzo al comunicato stampa dell’assessore regionale Marco Protopapa lanciato oggi, lunedì 10 maggio, in cui si ipotizza una filiera di qualità delle carni di selvaggina.

“La saturazione del nostro territorio è evidente e pensare a formule che parlano di valorizzazione del benessere animale riferito alla selvaggina, in quanto citando la frase stessa del comunicato “le carni di selvaggina derivano da animali a vita libera, che si cibano spontaneamente di ciò che la natura offre e che non entrano mai in contatto con situazioni di stress”, è perlomeno surreale  in quanto lascia intendere che, secondo la Regione, non sia vero come i selvatici distruggano le coltivazioni, ma, a parer loro, si cibano esclusivamente di ciò che la natura offre, come se – continuano Bianco e Rampazzo – i campi di mais e le produzioni orticole regionali crescessero senza il grande, difficile, faticoso ed insostituibile lavoro dell’uomo. Benessere animale insieme a sicurezza sanitaria ed alimentare sono portate dai nostri allevamenti controllati e certificati e non da animali veicolo di Peste suina africana ed altre malattie. Lasciamo, poi, perdere il timore che il comunicato riporta relativo alla preoccupazione per lo stress degli animali selvatici. Non ci sono parole per descrivere come si possa pensare allo stress di un cinghiale in confronto alla fatica, alla rabbia ed ai rischi che la società vive ed al vero stress che i nostri imprenditori sopportano nel vedersi quotidianamente distrutti i raccolti. Questo è lo stress che dovrebbe far riflettere e pensare l’assessore e l’intera Giunta. Leggendo il comunicato sembra di vivere nell’Isola che non c’è. Se le risposte alle nostre prese di posizione –concludono Bianco e Rampazzo - sono veramente queste, la nostra preoccupazione non può che salire. Un invito a tornare alla triste realtà è indispensabile per definire azioni adeguate rispetto ad una condizione di saturazione insostenibile”.

 

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