3 Settembre 2010
Vendemmia 2010: tutto lascia presagire che sarà un’annata a cinque stelle

Vi ricordate la qualità da 10 e lode della vendemmia 2008? Ebbene quest’anno si potrebbe fare il bis.
Sono queste le previsioni per la prossima raccolta dell'uva dove le stime produttive sembrerebbero addirittura indicare una crescita rispetto allo scorso anno, con un aumento entro i limiti del 5% superando  una quota nazionale di 46 milioni di ettolitri. 
Ciò che quest’anno ha caratterizzato maggiormente il vigneto è stato il ritorno a un calendario meteo “normale”, dopo gli anticipi del 2009: il freddo rigido che ha contraddistinto il lungo e piovoso inverno ha infatti rallentato lo sviluppo vegetativo, determinando uno slittamento in avanti, rispetto allo scorso anno, di quasi tutte le fasi fenologiche.
In Piemonte se l’inverno tra il 2008 e il 2009 era stato ricco di precipitazioni nevose, quello tra il 2009 e il 2010 si è caratterizzato per il freddo e il gelo.
Ha fatto seguito una primavera fredda e molto piovosa, che si è conclusa con un’ultima settimana di forti precipitazioni, dopo che si è avuto un periodo più caldo tra metà maggio e inizio giugno.
Nei vigneti, quindi, l’inizio della germogliazione si è verificato con ritardo rispetto alla norma, calcolabile dai 10-15 giorni.
Il bel tempo di maggio e giugno ha poi accelerato lo sviluppo vegetativo, creando qualche problema di gestione della chioma e di controllo delle fitopatie, in particolare della peronospora.
Tutto considerato, la buona allegagione e la consistente umidità nel terreno fanno prevedere la presenza di abbondanti quantitativi di uva, sebbene l’ormai abituale pratica del diradamento potrebbe tendere a ridimensionare l’aumento produttivo rispetto allo scorso anno. Poche, invece, le adesioni alla vendemmia verde.
Tutto, dunque, lascia presagire ad un’annata sicuramente a cinque stelle dove la qualità delle uve è elevata e la stagione della raccolta si prospetta ottima sia per le temperature diurne che per quelle notturne, consentendo così una maturazione eccezionale dei grappoli.
Purtroppo, dal lato economico qualche apprensione la si raccoglie tra i produttori. Alcune realtà hanno in questi giorni evidenziato eccedenze, mentre altri soggetti hanno ipotizzato azioni dimostrative che Coldiretti ritiene, in questa fase, eccessive rispetto alla situazione reale di mercato.
Di qui la posizione di Coldiretti Alessandria: pur riscontrando in alcune zone situazioni molto delicate, occorre evitare di incrementare ulteriormente allarmismi e forme di terrorismo psicologico che potrebbero penalizzare i produttori che hanno lavorato bene e intendono continuare a produrre vini di grande qualità.
Al settore serve un progetto vero che contenga strategie di mercato che partano dalla vigna per arrivare fino al consumatore, passando per il tramite della cantina di trasformazione. Se è vero che qualche pesantezza di mercato è reale, occorre evitare il crollo psicologico del quale si avvantaggiano soprattutto gli speculatori.
“Noi siamo per costituire al più presto una proposta operativa e progettuale per il settore, aperta a tutti gli operatori che credono come noi nel futuro del vitivinicolo piemontese – dichiarano Roberto Paravidino e Simone Moroni, presidente e direttore della Coldiretti alessandrina – i tecnici ed esperti, coordinati dall’Osservatorio Mercati di Coldiretti Piemonte, lavorano in stretto contatto con il territorio per dotare il comparto di un progetto di rilancio dei suoi vini, sia sul mercato nazionale che sul mercato internazionale. Molte nostre imprese si stanno facendo onore sui mercati asiatici e russi. Altre stanno tenendo, nonostante la crisi economica, sul mercato americano e giapponese. Lo spumante italiano, per esempio, ha conquistato nuovi spazi, a conferma che la produzione vitivinicola nazionale ha raggiunto grande considerazione da parte dei consumatori di tutto il mondo. Occorre continuare a lavorare per valorizzare i nostri prodotti che, anche quest’anno, si prospettano eccellenti.”
Intanto, Coldiretti,  continua a lavorare per cercare una soluzione pragmatica alla problematica relativa alla ristrutturazione vigneti, al fine di renderla maggiormente efficace: l’Organizzazione ha infatti inviato nei giorni scorsi una lettera alla Regione Piemonte, che nella giornata di giovedì 26 agosto ha convocato un incontro con gli operatori del settore.
Tra le diverse proposte avanzate da Coldiretti in materia la necessità di aumentare il valore degli aiuti introducendo come discriminante anche la “pendenza” (vale a dire il dislivello su cui è situato lo stesso vigneto), prevedere la ristrutturazione posticipata con l’intervento per gli anni di mancato raccolto e rivedere il massimale medio di intervento fissato a livello nazionale.
Coldiretti Piemonte, in particolare, ha messo in evidenza come il problema principale sia legato al massimale medio di aiuto pari a 9500 euro ad ettaro al quale tutte le regioni devono attenersi.
“La nostra Organizzazione – continuano il presidente Paravidino e il direttore Moroni - ha evidenziato come un livello medio uguale per tutte le regioni non è ammissibile date le caratteristiche delle viticolture. È nostra opinione che occorrerà ripartire le risorse con i criteri di base analoghi, dove ciascuna regione potrà poi poter disporre autonomamente degli aiuti. Una proposta a nostro parere attuabile, se si considera che l’Unione Europea non pone limiti fatta eccezione per quello di non superare il 50% delle spese e dei costi reali sostenuti”.
Coldiretti Piemonte ha dunque reso nota la sua volontà di proporre una riformulazione delle linee guida nazionali, onde regionalizzare il tetto di intervento. Per il 2010 la Coldiretti ha già proposto un ritocco a partire dal 15% sugli aiuti e la possibilità di considerare alla pari della zona montana i vigneti che abbiano pendenza di almeno 20%, tenendo conto della particolare realtà viticola piemontese e dei reali costi di ristrutturazione dei vigneti sostenuti dalle singole imprese agricole”.
Anche quest’anno, quindi, la differenza la faranno le aziende e o i gruppi di aziende più sensibili e dotati oltre che di una visione a più ampio respiro, anche di spalle capaci di reggere l'attuale situazione che potranno contrattare una qualità superiore e una quantità inferiore delle uve in cambio di un prezzo meno basso.

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