27 Febbraio 2025
SEMINE: CI SI PREPARA ALLA STAGIONE PRIMAVERILE TRA INCERTEZZE E PREOCCUPAZIONI

La preparazione delle semine primaverili, prevista per metà marzo, si basa sull’incertezza e sulle preoccupazioni legate alle incursioni della fauna selvatica, cinghiali in primis che, a causa delle restrizioni imposte nell'area di abbattimento hanno ostacolato interventi di contenimento adeguati.

Una programmazione colturale sempre più complessa e soggetta a cambiamenti dell’ultimo momento, per via di fattori che dipendono molte volte anche da cause esterne: il clima che condiziona lo stato dei terreni, gli obblighi di rotazione colturale, l’andamento dei mercati e, non ultimo, la disponibilità del seme che può mancare, come sta accadendo per la soia.

Sul territorio provinciale il panorama delle semine primaverili si preannuncia dinamico e complesso, con opportunità e sfide che richiederanno agli agricoltori una strategia attenta e flessibile: si prevede un aumento del 10% di pomodoro e patata da industria, mentre si ipotizza una diminuzione delle superfici coltivate a girasole.

“Si potrà essere più precisi tra qualche settimana quando si vedranno concretamente la condizione dei terreni e la disponibilità delle sementi e si deciderà davvero in che direzione spingere i piani colturali – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Purtroppo a causa del clima le semine autunnali tardive non sono state terminate con conseguente perdita di prodotto e di reddito. Pensiamo che ci sarà, a dispetto degli anni precedenti, un aumento del mais perché veniamo da un’annata caratterizzata da rese elevate, pur in presenza di caratteristiche qualitative non sempre ottimali. Inoltre, si tratta di una coltura che può viaggiare su due binari: l’azienda sceglie le varietà ibride che vanno bene sia da granella sia da biomassa per poi decidere, in base al clima e all’andamento vegetativo, dove conferire”.

Nonostante l’aumento di interesse per il bilancio ricavi/costi, per quanto riguarda il grano tenero e l’orzo, si prospetta una sostanziale stabilità rispetto all’annata precedente mentre, è evidente la ricerca di alternative ai cereali maggiori con leguminose, cereali minori (triticale, avena, segale, farro) e altri seminativi (in particolare colza e foraggere): la rotazione agronomica combinando buona pratica agricola e fattori economici, si conferma come il fattore più rilevante nella decisione.

“Siamo preoccupati anche per le nuove sanzioni sui fertilizzanti provenienti dalla Russia e dalla Bielorussia che rappresentano un ulteriore aumento dei costi per gli agricoltori. Ripercussioni anche sul territorio provinciale, soprattutto per il settore cerealicolo, già fortemente provato per i danni da fauna selvatica, da costi di produzioni alle stelle e al di sopra del prezzo di vendita, anche se, in questa fase dell’annata agraria, con le concimazioni di copertura, la preoccupazione per l’innalzamento dei prezzi coinvolge in modo trasversale tutte le colture. E’ inaccettabile che ancora una volta a pagare il conto sia la filiera agroalimentare italiana ed europea”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco.

In questo scenario l’imposizione di dazi sulle nostre esportazioni aprirebbe, ovviamente, uno scenario preoccupante, tanto più in considerazione dell’importanza che il mercato statunitense ha per le nostre produzioni agroalimentari e non solo. Negli Usa l’agroalimentare italiano è cresciuto in valore del 17% contro un calo del 3,6% dell’export generale, confermando ancora una volta che il cibo italiano è un simbolo dell’economia del Paese. Per questo crediamo che debbano essere messe in campo tutte le necessarie azioni diplomatiche per scongiurare una guerra commerciale che danneggerebbe cittadini e imprese europee e americane.

 

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