23 Giugno 2025
CLIMA: CAMBIAMENTO E TROPICALIZZAZIONE METTONO A RISCHIO I RACCOLTI GLOBALI E IL LAVORO DEI VERI AGRICOLTORI

L’episodio di maltempo, l’ennesimo, che ha interessato sabato scorso buona parte del Piemonte e della provincia di Alessandria, ha riportato in primo piano l’emergenza legata al cambiamento climatico e alla conseguente riduzione della capacità del pianeta di produrre cibo, anche se gli agricoltori stanno già adottando strategie per adattarsi al clima che cambia ad esempio sostituendo varietà di colture, spostando le date di semina e raccolta, o modificando l’uso dei fertilizzanti.

Sforzi che potranno però compensare solo circa un terzo delle perdite previste entro fine secolo, se le emissioni continueranno ad aumentare.

Lo rivela uno studio condotto dall’Università di Stanford e pubblicato su ‘Nature’. La ricerca, la più completa mai realizzata su questo tema, ha analizzato dati provenienti da oltre 12.000 regioni in 55 Paesi, concentrandosi sulle colture che forniscono la maggior parte delle calorie all’umanità: grano, mais, riso e soia.

Secondo le stime, entro il 2100 la produzione globale di calorie derivanti dalle colture di base potrebbe essere inferiore del 24% rispetto a uno scenario senza cambiamento climatico, anche dopo aver tenuto conto dell’adattamento e dell’aumento dei redditi.

Questo significa che ogni grado in più di riscaldamento globale ridurrà la capacità del mondo di produrre cibo di circa 120 calorie a persona al giorno, pari a circa il 4,4% dell’attuale consumo giornaliero.

“In altre parole, se la temperatura globale dovesse aumentare di 3 gradi, sarebbe come se ogni persona sulla Terra dovesse rinunciare alla colazione ogni giorno – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. In molte aree, soprattutto tra le comunità agricole più ricche e quelle di sussistenza, le perdite potrebbero arrivare rispettivamente al 41% e al 28% della produzione. Unica eccezione parziale è il riso, che potrebbe persino aumentare la resa in un clima più caldo grazie a notti più miti, ma per tutte le altre colture di base le probabilità di calo delle rese sono tra il 70% e il 90%”.

Lo studio ha modellato diversi scenari: se le emissioni venissero ridotte rapidamente a zero, la perdita stimata di resa agricola globale sarebbe comunque dell’11% entro il 2100; se invece le emissioni continuassero a crescere, la perdita arriverebbe al 24%.

Anche con tutti gli sforzi di adattamento possibili, senza una rapida riduzione delle emissioni di gas serra il rischio di crisi alimentari diffuse diventerà sempre più reale.

La sfida, oggi, è agire subito per limitare i danni e proteggere il futuro della produzione agricola mondiale.

“L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Negli ultimi anni si è alimentata una visione ideologica e irrealistica che metteva in contrapposizione agricoltura e ambiente quando, invece, è proprio la presenza delle aziende agricole a garantire una costante tutela del territorio”.

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