Nonostante crollino i consumi a tavola, toccando il 4 % con punte del 9% per la frutta, resta alta l’attenzione alla qualità del prodotti, come dimostra l’andamento del biologico, soprattutto attraverso la ricerca di canali di acquisto alternativi. Un dato di fatto che si concretizza ogni giorno attraverso la rete dei mercati di Campagna Amica che nel 2011 sono saliti a 715, visitati da oltre 8 milioni di italiani nel corso di un anno. Un’importante realtà che vede inserita perfettamente la provincia alessandrina con i suoi numerosi mercati degli agricoltori dove, Serravalle Scrivia, rappresenta solo l’ultimo esempio.
Una ricerca della qualità che sta alla base del progetto di Coldiretti, da sempre impegnata nella difesa del vero Made in Italy e in azioni volte a tutelare il consumatore.
In una parola: la difesa della qualità. Quella qualità che non hanno trovato i Carabinieri dei Nas di Bari nel momento in cui hanno fatto luce sul preoccupante fenomeno della produzione di mozzarelle senza latte, realizzate attraverso semilavorati industriali chiamati cagliate che vengono importati dall’estero per produrre oltre un quarto delle mozzarelle in vendita in Italia.
Sessanta tonnellate di cagliata sequestrata, destinata alla produzione di mozzarelle che sarebbero state vendute in tutto il Paese”, priva delle indicazioni di tracciabilità, obbligatorie per legge, in cattive condizioni igieniche e impropriamente congelata.
“Con il prodotto sequestrato – affermano il presidente e il direttore della Coldiretti alessandrina Roberto Paravidino e Simone Moroni - sarebbe stato possibile produrre oltre mezzo milione delle classiche confezioni da mozzarella da 125 grammi. L’utilizzazione di cagliate per produrre mozzarelle di latte vaccino è purtroppo legale sia in Europa che in Italia dove la Coldiretti stima che almeno una mozzarella su quattro tra quelle in commercio non è stata realizzata a partire direttamente dal latte, ma appunto da cagliate straniere, anche se non è obbligatorio indicarlo in etichetta”.
Secondo un’analisi della Coldiretti, in Italia, nel 2010 sono arrivati ben 86 milioni di chili di cagliate provenienti soprattutto da Lituania, Ungheria, Polonia e Germania per diventare mozzarelle Made in Italy, dietro il nome di marchi con nomi italiani. Oltre ad ingannare i consumatori, si tratta di una concorrenza sleale nei confronti dei produttori che utilizzano esclusivamente latte fresco, perché rispetto alla mozzarella genuina fatta dal latte quella “tarocca” costa attorno alla metà e può essere venduta sullo scaffale a prezzi molto bassi.
“Per salvare le trentanovemila stalle italiane che lavorano nel settore è necessario intensificare i controlli anche con le nuove tecnologie a disposizione, ma servono pure – continuano Paravidino e Moroni - misure di intervento strutturali per la trasparenza come quelle previste dal Decreto, in corso di verifica in sede Ue, che prevede l'obbligo di indicare la provenienza di latte e derivati in etichetta ed anche l’utilizzazione di sostanze diverse dal latte come le cagliate, il divieto di utilizzare polveri e caseinati in sostituzione del latte per la produzione dei formaggi e rendere pubblici i dati relativi alle ditte di destinazione delle importazioni di latte dall'estero attraverso internet”.
13 Maggio 2011
Coldiretti: “Senza latte una mozzarella su quattro”