La “Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali” entra nel patrimonio culturale immateriale dell’umanità tutelato dall’Unesco. Lo ha annunciato Coldiretti nel corso dell’Assemblea nazionale nel comunicare la decisione adottata dalla sedicesima sessione del Comitato intergovernativo Unesco riunito a Parigi.
Il tartufo in Piemonte è radicato nella tradizione, è particolarmente sensibile all’inquinamento, ai cambiamenti climatici e cresce soltanto in condizioni ambientali molto specifiche.
Una cosa che hanno in comune la maggior parte dei tartufi è la capacità di svilupparsi in terreni ricchi di carbonati di calcio, umidi ma ben drenati e senza ristagni e ben areati. Queste condizioni si possono trovare specialmente in alcune zone del Piemonte, le più famose per la raccolta dei tartufi: la zona del Monferrato, il Roero, le Langhe, le colline comprese tra la zona est della provincia di Cuneo, a sud di Asti e a sudovest di Alessandria.
“L’ingresso del tartufo tra i patrimoni dell’umanità – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco - è un passo importante per difendere un sistema segnato da uno speciale rapporto con la natura in un rito ricco di aspetti antropologici e culturali. Una tradizione determinante per molte aree rurali del nostro territorio alessandrino anche dal punto di vista turistico e gastronomico, non possiamo dimenticare, infatti, i famosi tajarin al burro con il tartufo”.
“Tutto il Piemonte, infatti, è zona fortemente battuta dai ricercatori e ha una tradizione storica in questa attività che svolge una funzione economica a sostegno delle aree interne boschive dove rappresenta una importante integrazione di reddito per le comunità locali, con effetti positivi sugli afflussi turistici come dimostrano le numerose occasioni di festeggiamento organizzate in suo onore, come ad esempio, per quanto riguarda il territorio alessandrino, la Fiera Nazionale del Tartufo Trifola d'Or a Murisengo”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo.