Negli ultimi cinque anni sono cresciute del 20% le attività che propongono birre 100% italiane dal campo alla tavola, con esperienza di filiera corta che abbinano alla coltivazione della materia prima, come orzo e luppolo, alla “cotta” di lager, ale e stout artigianali dai mille sapori e profumi.
E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti e Consorzio Birra Italiana, proprio mentre il caldo assedia la provincia alessandrina, rilanciando il consumo di una bevanda che, nella sua versione artigianale, sta conquistando sempre maggiori estimatori.
Tra le ragioni del crescente appeal della birra agricola e artigianale ci sono sicuramente la grande qualità e l’estrema varietà che caratterizza le varie proposte, soprattutto in confronto alla standardizzazione del gusto omologato del prodotto più industriale.
Al contrario, le vere birre agricole e artigianali offrono una incredibile gamma di sapori, oltre ad assicurare l’origine nazionale degli ingredienti usati: se ne trovano al farro, al riso Carnaroli, al grano saraceno o Senatore Cappelli, al riso venere, alle castagne, alla zucca, al pane, con bergamotto, ciliegie, miele, erica, prugne, arance, mandarini, carruba, fino a quelle con il mosto d’uva di vitigni autoctoni e al passito di birra.
La birra artigianale è entrata sempre più nelle case degli italiani, con una produzione di 48 milioni di litri, di cui quasi 3 milioni di litri destinati all’export e, un valore di oltre 430 milioni di euro sul mercato del fuori casa, garantendo 92.000 posti di lavoro tra addetti diretti e indiretti.
“Quella della birra artigianale è una realtà in forte ascesa, con quasi 1200 birrifici attivi in tutta Italia, spesso guidati da giovani, di cui circa ¼ è agricolo, ovvero produce da sé le materie prime necessarie. Un patrimonio che va tutelato partendo proprio dalle materie prime che offrono i territori. Il nostro obiettivo è sostenere la crescita dell’interesse per il turismo brassicolo accompagnando le aziende verso una sempre maggiore qualificazione dell’offerta, a partire da quella esperienziale”, ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco.
In provincia di Alessandria, su dati Istat, si registra la coltivazione di orzo di circa 4.500 ettari per una produzione di oltre 256.500 quintali; per quanto riguarda il luppolo, nel territorio del Nord Ovest, la produzione è di circa 230 quintali.
La scelta della birra come bevanda è diventata negli anni sempre più raffinata e consapevole con specialità altamente distintive e varietà particolari sempre più legate al territorio.
“La produzione di orzo italiano per la filiera della birra rappresenta inoltre un’opportunità per l’agricoltura con il recupero anche di aree dismesse in fasce marginali, con una riqualificazione produttiva ed economica di quelle aree. All’orzo si è abbinato negli ultimi anni l’impegno nella coltivazione di varietà di luppolo tutte Made in Italy, nonostante le difficoltà create dal clima – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Unire il piacere di sperimentare nuovi birrifici con l’esperienza di ospitalità contadina dei nostri agriturismi, rappresenta una miscela vincente finalizzata alla promozione dei prodotti del territorio”.