29 Settembre 2010
Coldiretti: “Rintracciabilità, ancora troppi i prodotti senza etichettatura trasparente”

  Il progetto grano realizzato dal mondo agricolo alessandrino che vede Coldiretti capofila, portato avanti da una delle provincie “più cerealicole” d’Italia con l’obiettivo di ridurre i passaggi dal campo alla tavola e la forbice dei prezzi, plaude alle nuove norme che offriranno ai consumatori l’opportunità di garantirsi pane italiano al cento per cento.
Un’altra battaglia vinta nel nome dell’etichettatura trasparente e della rintracciabilità.
Per chi coltiva grano e cereali, la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze, con il quale è stata aggiornata la tabella dei beni che possono essere oggetto delle attività agricole connesse che sancisce ufficialmente la nascita dell’agricoltore-panettiere rappresenta molto più di un’opportunità.
Partiamo da un dato di fatto: sono oltre 17 milioni gli italiani che vanno “pazzi” per il pane e lo portano in tavola sempre, sette giorni su sette a tavola ed a cena, mentre sono solo  930 mila quelli che non lo mangiano mai, secondo il rapporto Coldiretti/Censis sulle abitudini alimentari del nostro Bel Paese.
Per questo laggiornamento della tabella dei beni che possono essere oggetto delle attività agricole connesse, è importante per recuperare l’utilizzo di ingredienti, tipologie di prodotti e tecniche di lavorazione tradizionali, altrimenti a rischio di estinzione.
“Un’opportunità,  in particolare, per le imprese agricole impegnate nella coltivazione del grano soprattutto se coinvolte nell’attività agrituristica e di vendita diretta, che possono trovare - sostiene il direttore provinciale Coldiretti Alessandria Simone Moroni - una importante occasione di integrazione del proprio reddito”.
Oltre ai prodotti freschi di panetteria, tra le nuove tipologie di prodotti tassati in base al sistema del reddito agrario, il decreto del Ministro dell’economia e delle finanze del 5 agosto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, ricomprende la produzione di farina o sfarinati di legumi da granella secchi, di radici o tuberi o di frutta in guscio commestibili, la produzione di grappa, la produzione di malto e la produzione di birra che sono considerate attività agricole a tutti gli effetti.
“Si tratta di una innovazione importante che – aggiunge il presidente provinciale Coldiretti Roberto Paravidino - incentiva la possibilità in Italia di portare in tavola pane o pizze fragranti di qualità garantita dal campo alla tavola con la certezza di assicurarsi un prodotto veramente Made in Italy, in un mercato dove la metà del pane in vendita è ottenuto con farina importata senza alcuna indicazione per i consumatori.
La rintracciabilità delle produzioni, quindi, come requisito fondamentale quando parla di qualità: secondo l'indagine Coldiretti-Swg sulle abitudini degli italiani la quasi totalità dei cittadini (97%) considera necessario che debba essere sempre indicato in etichetta il luogo di origine della componente agricola contenuta negli alimenti e di conseguenza colmare questo ritardo è un risultato importante nell'interesse degli imprenditori agricoli e dei consumatori.
Per l’Italia significa anche valorizzare il vero Made in Italy in una situazione in cui sugli scaffali due prosciutti su tre provengono da maiali allevati all’estero senza una adeguata informazione, tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio indicarlo in etichetta.
Negli ultimi anni con la mobilitazione a favore della trasparenza dell'informazione, la Coldiretti è riuscita a ottenere l'obbligo di indicare la provenienza per carne bovina, ortofrutta fresca, uova, miele latte fresco, pollo, passata di pomodoro, extravergine di oliva ma ancora molto resta da fare e l’etichetta resta anonima per circa la metà della spesa dai formaggi ai salumi, dalla pasta ai succhi di frutta.
“Il via libera della Commissione agricoltura della Camera alle norme che prevedono l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti è un importante passo in avanti per impedire di “spacciare” come Made in Italy il prodotto proveniente dall’estero con un costo stimato in 4,2 miliardi per la vendita di prodotti pagati come italiani senza esserlo. – continuano il presidente Paravidino e il direttore Moroni - Quello della Commissione presieduta dall’onorevole Paolo Russo è un passo importante e a questo punto è necessario che la norma svolga celermente tutto il suo iter parlamentare per diventare legge dello Stato e che l’Italia si impegni a sostenerla con forza a livello comunitario”.
Il provvedimento che dovrà passare all’esame dell’Aula della Camera ha già ottenuto una prima approvazione del Senato e risponde ai nuovi indirizzi che vengono dall’Europa dove il Parlamento all’inizio dell’estate ha votato a favore dell’obbligo di indicare il luogo di origine/provenienza per carne, pollame, prodotti lattiero caseari, ortofrutticoli freschi, tra i prodotti che si compongono di un unico ingrediente (che oltre al prodotto agricolo prevedono solo degli eccipienti come acqua, sale, zucchero) e per quelli trasformati che hanno come ingrediente la carne, il pollame ed il pesce.

L'ETICHETTA CON L'ORIGINE SULLE TAVOLE DEGLI ITALIANI

Cibi con l'indicazione di provenienza
 
E quelli senza
 
Carne di pollo e derivati
 
Pasta
 
Carne bovina
 
Carne di maiale e salumi
 
Frutta e verdura fresche
 
Carne di coniglio
 
Uova
 
Frutta e verdura trasformata
 
Miele
 
Derivati del pomodoro diversi da passata
 
Passata di pomodoro
 
Formaggi
 
Latte fresco
 
Derivati dei cereali (pane, pasta)
 
Pesce
 
Carne di pecora e agnello
 
Extravergine di oliva
 
 

Fonte: Elaborazioni Coldiretti

 

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