13 Gennaio 2011
Diossina su uova, latte e carne

 “Con l’allargarsi dello scandalo della carne di maiale contaminata dalla diossina il modo per fare acquisti sicuri è rivolgersi agli allevatori che vendono direttamente il loro prodotto garantendosi in questo modo salubrità e qualità, oltre al rispetto dell’ambiente. – afferma il presidente provinciale Coldiretti Alessandria Roberto Paravidino – L’approvazione definitiva prevista per il 18 gennaio del disegno di legge in materia di etichettatura alimentare, in sede legislativa alla Commissione Agricoltura della Camera, è una risposta concreta del nostro Paese ad una emergenza che sta raggiungendo dimensioni inquietanti. L’etichettatura si conferma come uno strumento di rassicurazione importante nell’evitare un effetto psicosi nei consumi come si era già dimostrata efficace nei precedenti allarmi sanitari sulla mucca pazza per la carne bovina e per l’aviaria in quella di pollo, con i consumi che si sono ripresi solo dopo l’introduzione dell’obbligo di indicare la provenienza in etichetta”.
Un 2011 iniziato con un vero e proprio attacco alle nostre tavole: la diossina su uova, latte e carne prodotti in Germania dove un’azienda “correggeva” i propri mangimi destinati agli allevamenti con residui di olio di biodiesel. A farne le spesa sono state soprattutto le uova, nelle quali è stato scoperto un contenuto di diossina di 3-4 volte superiore alla soglia consentita, ma a rischio ci sarebbero anche il latte e la carne di pollo e di maiale.
“Proprio – ha aggiunto il direttore di Coldiretti Alessandria Simone Moroni - l’emergenza europea sulle uova alla diossina conferma l’importanza di estendere a tutti i prodotti l’obbligo di indicare l’origine in etichetta che attualmente riguarda circa la metà delle produzioni alimentari ed in particolare la carne bovina, la carne di pollo, il latte fresco, il miele, le uova, la frutta fresca, l’extravergine e la passata di pomodoro ma non la carne di maiale, la carne di agnello e di coniglio, la frutta trasformata, la pasta, il latte a lunga conservazione”.
Lo scandalo ha portato alla chiusura di oltre 4.700 allevamenti tedeschi di polli e maiali, mentre nel resto d’Europa è montata la preoccupazione sui prodotti provenienti dalla Germania. In Italia sono immediatamente scattati i controlli da parte dei Nas disposti dal Ministero della Salute. Secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat, nei primi dieci mesi del 2010 sono state importate dalla Germania 2,7 milioni di chili di uova, in guscio,fresche, conservate o cotte), con un aumento del 12 per cento rispetto allo stesso periodo del 2009.
Va però sottolineato che, fortunatamente per i cittadini consumatori, dal primo gennaio del 2004 è in vigore l’obbligo dell’etichettatura d’origine per le uova, che consente di distinguere tra l'altro la provenienza e il metodo di allevamento. In questo modo chi acquista italiano può stare al sicuro.
Un elemento che, unitamente al piano di controlli, ha rassicurato i cittadini, tanto che non si sono registrati cali nel consumo di uova, secondo un primo monitoraggio effettuato nelle strutture commerciali, anche se in molti hanno chiesto garanzie sulla provenienza nazionale con la richiesta di spiegazione del codice in etichetta obbligatorio.
Diffidare quindi dei salumi e dei formaggi venduti ad un prezzo eccessivamente basso è il consiglio della Coldiretti che invita a privilegiare gli acquisti diretti dagli allevatori o scegliere prosciutti a Denominazione di Origine Protetta che sono riconosciuti dall'Unione Europea e individuabili dal marchio comunitario (DOP) o da quello del Consorzio di Tutela come i Prosciutti di Parma, San Daniele, Modena, Berico-Euganeo, Carpegna e Toscano.
Da segnalare che sono crollati i consumi di formaggi e prosciutti low cost spesso ottenuti da maiali stranieri anche se “spacciati” come nazionali, mentre tengono quelli di uova grazie all’etichettatura di origine e sale la domanda di biologico, tipico e “Doc”, soprattutto per i salumi che garantiscono l’origine Made in Italy. Infatti, a differenza dei salumi, mozzarelle e dei formaggi, per i quali l’etichettatura non è obbligatoria, la paura sta penalizzando soprattutto i consumi di prodotti low cost ottenuti molto probabilmente da latte e carne di maiale stranieri, mentre sembrano avvantaggiarsi i prodotti biologici, a denominazione di origine (Dop) e quelli acquistati direttamente dagli allevatori o nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica.
“Un effetto non positivo sugli acquisti si sta verificando anche per la carne di maiale fresca per la quale, a differenza di quella di pollo e bovina, non è previsto l’obbligo di etichettatura. – continuano Paravidino e Moroni - Un grave danno per gli allevatori di suini italiani che, già in crisi, vengono ora colpiti incolpevolmente dalla mancanza di regole per la trasparenza dell’ informazione che non consente di distinguere il prodotto nazionale da quello importato. Il nostro impegno è confermare che quando si parla di trasparenza, sicurezza e qualità dei cibi italiani, ovvero della filiera agricola italiana, noi siamo un passo avanti a tutti”.
 

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