14 Ottobre 2011
E’ necessario tutelare chi l’agricoltura la fa sul serio e ci vive: una responsabilità che va presa per la crescita e il bene dei cittadini e dei produttori

“La proposta della nuova Pac così come è non va bene e si prospetta ora una trattativa tutta in salita, ma è certo che siamo pronti a mettere in campo ogni azione utile per realizzare una riforma più equa e giusta”.
E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini che, in riferimento al varo da parte della Commissione della proposta di riforma della Politica agricola europea ha sottolineato che “in un momento di forte crisi economica le risorse vanno indirizzate verso una agricoltura che dà risposte in termini di competitività, occupazione, sicurezza alimentare e soprattutto verso chi l’agricoltura la fa sul serio e ci vive”.
“E adesso cosa succederà? La preoccupazione è tanta. – hanno affermato il presidente e il direttore della Coldiretti alessandrina Roberto Paravidino e Simone Moroni - Abbiamo aspettato con ansia il varo da parte della Commissione della proposta di riforma della Politica agricola europea per capire se effettivamente qualcosa sarebbe cambiato e se, effettivamente, coloro che vivono solo di agricoltura sarebbero davvero stati “premiati”. Il risultato? Le nostre attese sono andate deluse”.
Insomma, il 12 ottobre avrebbe dovuto essere una giornata in grado di segnare una svolta forte e chiara nel panorama agricolo italiano: invece di definire gli agricoltori attivi in base a quello che effettivamente fanno, il testo li definisce solo in base alla quantità di aiuti che ricevono premiando così le rendite e le dimensioni e non certo il lavoro e gli investimenti.
La proposta, tra l’altro, prevede una riduzione del budget che l’Italia non merita affatto, anche considerando che aumenta in modo significativo il divario tra le risorse che il nostro Paese versa all’Unione Europea e quello che recupera attraverso la Politica agricola.
In gioco ci sono per l’Italia circa 6 miliardi di fondi comunitari all’anno per i prossimi sette anni, ma soprattutto il futuro di 1,6 milioni di imprese agricole che danno occupazione a circa un milione di dipendenti e che garantiscono il presidio territoriale di oltre 17 milioni di ettari di terreno coltivato totale dal quale nascono produzioni da primato che danno prestigio e competitività al Made in Italy nel mondo.
“Le nostre imprese si trovano ad affrontare sfide importanti e impegnative che necessitano di una Pac in grado di stare al passo con le loro esigenze, per questo dovrebbe essere più snella ed efficace. – continuano Paravidino e Moroni -  In questo modo si penalizza lo sviluppo e la crescita dell’intero Paese Italia, quella leva strategica che ogni giorno trova nuove eccezionali idee per difendere le eccellenze e tutelare il Made in Italy”.
Una Riforma della Pac degna di chiamarsi tale dovrà essere in grado di valorizzare la capacità dell’agricoltura italiana di produrre qualità, sicurezza, distintività, legame con il territorio, filiera corta, attenzione ai bisogni e alle aspettative dei consumatori.
Soprattutto una Pac che, come afferma il nostro presidente Sergio Marini, “nel momento in cui le risorse vanno a calare, premi le imprese e gli imprenditori più professionali, vale a dire quei soggetti che vivono di agricoltura”.
Ma qual è la Pac che vorremmo anche alla luce del progetto della filiera agricola tutta italiana? Sicuramente non la Pac di questa riforma, ma una Pac in grado di offrire più efficaci strumenti di mercato, assicurazione al reddito, filiera corta e garantire centralità del lavoro e contrasto alla rendita fondiaria.
Soprattutto una Pac che, nel momento in cui le risorse vanno a calare, premi le imprese e gli imprenditori più professionali, vale a dire quei soggetti che vivono di agricoltura: è naturale, quando ci sono meno soldi, togliere risorse a chi vive esclusivamente di agricoltura significa mettere quell’azienda nelle condizioni di chiudere.
In questo momento bisogna fare una scelta forte e destinare le risorse prioritariamente agli agricoltori professionali, a quelli che fanno dell’agricoltura il proprio mestiere principale.
“Insoddisfacente o antistorica come molti l’hanno definita il risultato non cambia – concludono Paravidino e Moroni - questa riforma della Pac a noi non piace e anche se la strada per correggere le proposte non sarà facile l’impegno da parte di Coldiretti sarà a trecentosessanta gradi: un responsabilità presa per il bene dei produttori e dei consumatori”.                                          

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