14 Ottobre 2013
La contaminazione è un “attentato” alla biodiversità del territorio

L'agricoltura non ha bisogno degli Ogm.
Quasi otto italiani su dieci, con un aumento del 14 per cento rispetto allo scorso anno, sono contrari all’utilizzo di organismi geneticamente modificati (Ogm) in agricoltura per difendere il territorio dalle contaminazioni.
La contaminazione biotech delle campagne è un attentato alla biodiversità del territorio ma gli Ogm in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell'omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività e del Made in Italy.
Coldiretti ribadisce il proprio “NO” agli Ogm a gran voce ogni qual volta si presenti l’occasione: la tutela dei prodotti tipici, la sicurezza degli alimenti che portiamo sulle nostre tavole, la salvaguardia della biodiversità e dell'ambiente rappresentano gli elementi che caratterizzano la qualità del Paese in cui viviamo e che lo rendono unico e invidiato nel mondo.
Proprio per questo, la Coldiretti si sta battendo da molti anni contro il modello produttivo omologante, basato sull'impiego di organismi geneticamente modificati, rafforzando l'esigenza di un'agricoltura di qualità, orientata al mercato, ma fortemente legata al territorio, che sappia dare il giusto valore alla trasparenza delle produzioni, come l'obbligo di indicare in etichetta l'origine della componente agricola impiegata, per favorire i controlli, consentire ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli e per valorizzare il Made in Italy in tutto il mondo.
Mangiare bene e sano: questo permette l’Italia. Con la straordinaria varietà dei suoi prodotti agroalimentari di qualità, legati ai territori, genuini, ricchi di storia, che tutto il mondo apprezza, compera e cerca persino di imitare. Ponendo l’agroalimentare, il cibo e la sua genuinità, al centro del proprio sviluppo, il nostro Paese, anziché subire i vincoli internazionali, può contribuire in modo originale a quella globalizzazione multiproduttiva e democratica di cui c’è bisogno. Lo stesso principio vale per l’Unione Europea.
“In questa prospettiva gli Ogm sono incompatibili e inaccettabili – affermano il presidente e il direttore della Coldiretti Roberto Paravidino e Simone Moroni - sarebbero economicamente non convenienti e, per di più, ci  priverebbero, omologandoci, della eccezionale originalità dei nostri prodotti”.
Nonostante le resistenze si è rafforzato il fronte dei cittadini impegnati nel tutelare l’agricoltura e il territorio da forme di inquinamento genetico per assicurare la competitività delle nostre produzioni tradizionali e di qualità.
“Da sempre Coldiretti si oppone alla diffusione delle coltivazioni Ogm e sostenere l'obbligo di indicare in etichetta la loro eventuale presenza nei prodotti importati da altri Paesi per dare l’opportunità  di riconoscere i prodotti Ogm free. – continuano Paravidino e Moroni – Un’agricoltura moderna che vuole rispondere alle domande dei consumatori deve fare scelte coerenti con i bisogni di sicurezza alimentare e ambientale nel rispetto del principio della precauzione, per non iniziare a percorrere strade senza ritorno. La scelta di non utilizzare Ogm non è quindi il frutto di un approccio ideologico, ma riguarda una precisa posizione economica  per il futuro di una agricoltura che vuole mantenere saldo il rapporto con i consumatori. In questo contesto, è fin troppo evidente che il modello produttivo cui appare orientato l'impiego di organismi geneticamente modificati sia il grande nemico della tipicità e della biodiversità e il grande alleato dell'omologazione”.
Nonostante le resistenze si è rafforzato il fronte dei cittadini impegnati nel tutelare l’agricoltura e il territorio da forme di inquinamento genetico per assicurare la competitività delle nostre produzioni tradizionali e di qualità.
“E non va dimenticata l’importanza economica per i nostri produttori - continuano Paravidino e Moroni - di poter vantare prodotti agroalimentari che si possano contraddistinguere a livello globale proprio per le loro caratteristiche genetiche non manipolate, allontanando il rischio di una replicabilità che ci metterebbe ancora più in difficoltà nel difendere l’autentico made in Italy che nasce dalle nostre campagne”.
Dall’impegno per la difesa del Made in Italy dipendono la sovranità alimentare italiana, la salvaguardia del nostro patrimonio agricolo, la sua continuità nel futuro, la salute dei cittadini.
“Nel grande mare della globalizzazione ci salveremo solo ancorandoci a quei prodotti, quei manufatti, quelle modalità di produzione che sono espressione diretta dell’identità italiana  dei suoi territori, delle sue risorse umane. – concludono Paravidino e Moroni – Questo patrimonio è inalienabile e costituisce la più forte leva competitiva del ‘nostro’ produrre”.
E’ importante ricordare che nonostante le proprietà miracolistiche propagandate dalle grandi multinazionali che producono Ogm sono rimasti solo cinque su ventisette i Paesi (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania) a coltivare Ogm nell’ Unione Europea, con 129mila ettari di mais transgenico piantati nel 2012, una percentuale irrisoria della superficie agricola comunitaria pari a molto meno dello 0,001 per cento della superficie totale di 160 milioni di ettari coltivati in Europa, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati ISAAA.
 

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