La crisi influisce sulla qualità dei cibi che ogni giorno si portano in tavola ed è allarme anche per ciò che quotidianamente arriva nei piatti degli studenti che usufruiscono delle mense scolastiche.
Il rischio concreto è che il necessario contenimento dei costi venga perseguito con il ricorso nei menù ai cibi low cost che sono gli unici a far registrare un aumento delle vendite in Italia nel 2013.
Ma le preoccupazioni delle famiglie per il ritorno tra i banchi parlano chiaro: secondo un sondaggio condotto dal sito www.coldiretti.it la maggioranza dei genitori (52 per cento) ritiene che per risparmiare a scuola si dovrebbe tagliare il costo degli accessori scolastici (zainetti, astucci, diari, colori, quaderni), il 27 per cento il costo dei libri e il 12 per cento quello delle attività integrative (gite, sport, musica, teatro, ecc.), solo il 9 per cento chiede di fare economia sulla qualità dei cibi offerti nelle mense scolastiche.
Un’apprensione che è aumentata dopo i casi accertati quest’anno dai carabinieri dei Nas di irregolarità e intossicazioni in alcune mense scolastiche sul territorio nazionale che hanno anche fatto scattare ispezioni da parte del Ministero della Salute.
“La necessità di riduzione dei budget non deve pesare sulla scelta delle materie prime con il rischio che alimenti base dell’alimentazione vengano sostituiti da prodotti di imitazione offerti spesso a prezzi troppo bassi per essere sinceri e che rischiano di avere un impatto sulla salute dei più piccoli. – affermano il presidente e il direttore della Coldiretti alessandrina Roberto Paravidino e Simone Moroni - Dietro questi prodotti spesso si nascondono, infatti, ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi”.
E con la crisi, purtroppo, aumenta il numero degli italiani che dicono addio alla dieta mediterranea: dall’olio di oliva extravergine (-10 per cento) al pesce (-13 per cento), dalla pasta (-10 per cento) all’ortofrutta (-3 per cento).
Una conferma viene dal fatto che le vendite dei cibi low cost nei discount alimentari sono le uniche a far segnare un aumento nel commercio al dettaglio con un +1,3 per cento mentre calano tutte le altre forme distributive a partire dai piccoli negozi che fanno registrare un tonfo del -4 per cento, gli ipermercati (-2,5 per cento) e i supermercati (-1,8 per cento), nei primi cinque mesi dell’anno.
Dati che la dicono lunga e che raccontano quello sta accadendo nel nostro Paese: “Mai come ora, infatti, i consumatori hanno bisogno di essere guidati nelle loro scelte, hanno necessità di saper riconoscere con facilità il vero Made in Italy, hanno bisogno di leggi chiare che tutelino i prodotti che hanno fatto e fanno grande il nostro Belpaese all’estero. – continuano Paravidino e Moroni - Proprio all’estero dove i prodotti con la nostra bandiera tricolore vengono cercati e i falsi si moltiplicano andando a rimpinguare le casse di chi vive speculando proprio sull’agroalimentare”.
Tutto questo rende Coldiretti ancora più fermamente convinta che il Progetto per il Paese per “una filiera tutta agricola e tutta italiana” sia la giusta risposta per i produttori e i consumatori.
“Coldiretti è prima di tutto forza sociale quindi l’obiettivo è quello di continuare ad essere un punto di riferimento per la società – concludono Paravidino e Moroni - ma anche portare avanti il nostro percorso di educazione alla Campagna Amica nelle scuole perché i consumatori di domani possano conoscere, senza esitazioni, il significato e le peculiarità di un tesoro chiamato “dieta mediterranea”.
23 Settembre 2013
La crisi influisce anche sulla qualità delle mense scolastiche