Garantisce un discreto ritorno economico in terreni che possono fare la qualità
Una produzione in continuo aumento e un numero di soci che, in parallelo, cresce ogni anno. Aspropat, l’associazione di produttori che raccoglie le adesioni dei pataticoltori piemontesi, è passata, nel giro di alcuni anni, dalla gestione di quantità che sembravano poco rappresentative a cifre veramente importanti. “Tanto per dare alcuni riferimenti indicativi – afferma il presidente, Cesare Balsamo – quest’anno abbiamo lavorato una produzione destinata al consumo fresco (quella quindi della grande distribuzione), pari a circa 45 mila quintali. Sempre in crescita anche i numeri riferiti alla patata da industria, quella ceduta a Pai e Amica Chips: nel 2006 sono passati dalle nostre mani 40 mila quintali, nel 2008 sono diventati 130 mila e abbiamo una prospettiva per il 2009 di oltre 160 mila quintali”. I perché di questa crescita vanno visti nella fiducia che i produttori ripongono nelle potenzialità economiche offerte dalla patata: “Gli agricoltori ci credono dice ancora Balsamo – il raccolto delle ultime annate ha garantito un reddito cospicuo, soprattutto se si considerano le difficoltà economiche in cui si dibattono altre produzioni, come i cereali”. E se per grano e mais continua a crescere a dismisura la forbice tra costi di produzione (in continuo aumento) e ricavi (in forte contrazione), l’attività di Aspropat nei confronti dei propri associati si indirizza anche in questa direzione. “Come organizzazione di produttori ci impegniamo a far diminuire i costi, mettiamo a disposizione più personale, seguiamo passo a passo la voglia dei produttori di raggiungere risultati positivi dal loro lavoro mettendo a disposizione meccanizzazione e struttura tecnica. Così, si può produrre reddito. Un reddito che viene anche messo al sicuro da un accordo interprofessionale che determina prezzi e acquisizioni già prima dell’inizio della stagione. Una sicurezza in più per i produttori”. Dalla patata, quindi, arrivano segnali positivi. “Proprio in questi giorni – afferma Balsamo con soddisfazione – abbiamo effettuato il 50 per cento dei pagamenti dovuti ai soci. Un buon segnale, soprattutto se visto in una situazione economica complessiva di grave difficoltà. Tra l’altro, da alcuni anni il nostro fatturato fa registrare un aumento del 15/20 per cento a stagione e questo fatto ci offre la possibilità di prevedere un’ulteriore crescita della nostra associazione. Una crescita che esplicheremo con una nuova sede, più consona alle potenzialità del nostro lavoro, più organizzata e meno dispersiva”.
Tutti a produrre patate, quindi? “Non esageriamo! La patata offre buone potenzialità ma il nostro territorio non potrà mai fare a meno dei cereali, così come vanno considerate le certezze offerte dal pomodoro da industria e, comunque, sia da privilegiare la coltura della patata da industria, rispetto a quella destinata al consumo fresco, per la certezza di reddito derivante dall’accordo interprofessionale. Poi, va considerato che non tutte le terre sono adatte alla coltivazione della patata, occorrono attrezzature adeguate e possibilità irrigue e, pur avendo Aspropat la possibilità di mettere a disposizione strutture, macchinari e competenze tecniche, è bene far precedere qualsiasi decisione in merito da un confronto con i tecnici, in modo da analizzare a fondo le potenzialità produttive”. Avremo dunque la patata tra le produzioni principali del nostro territorio? “La terra rivierasca tra i due fiumi – conclude il presidente Balsamo – offre qualità eccezionali per la produzione della patata. Proprio questi fiumi che, a volte, in passato, hanno sconvolto il territorio, in questo caso potrebbero offrire tanto ai produttori alessandrini. Gli esperti parlano di grandi qualità organolettiche per le patate prodotte su questi territori. Vale la pena di valutarne le vere potenzialità”.
7 Novembre 2008
La patata come produzione “anti crisi”