25 Novembre 2010
La soluzione per uscire dalla crisi vitivinicola?

Al primo posto un concetto chiaro e concreto: fare qualità.
E’ stato questo il comune denominatore che ha legato tutti gli interventi che si sono alternati durante il convegno organizzato dalla Coldiretti  in collaborazione con la Fondazione Cassa di Alessandria che si è svolto questa mattina nella sede della Camera di Commercio dal titolo  “Vino: AAA soluzione cercasi”.
L’incontro ha preso le mosse da un progetto ben preciso e concreto che in questi ultimi mesi la Federazione alessandrina ha portato avanti con determinazione: rilanciare il mercato per salvare una parte importante dell’agricoltura.
Efficacia e pianificazione, dunque, per dare nuovo reddito alle aziende e aiutarle a superare un momento particolarmente difficile come quello attuale.
Ad aprire i lavori il Presidente della Camera di Commercio Piero Martinotti, il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria Pier Angelo Taverna e Rita Rossa, vice presidente della Provincia di Alessandria, i quali hanno elogiato la tematica scelta e lo slogan che da sempre contraddistingue gli incontri sul territorio dedicati al mondo vitivinicolo ossia, “dalla vigna alla bottiglia per una filiera tutta italiana”. 
Ed è stato proprio partendo dall’importanza territoriale e dal progetto di Coldiretti che il Presidente provinciale Roberto Paravidino ha ribadito come “La vitivinicoltura in Piemonte si contraddistingua anche per la sua capacità di innescare sinergie e di favorire lo sviluppo di altri comparti che vanno dal turismo ai beni culturali, dalla comunicazione all’editoria, dalla logistica egli eventi. Un panorama nel quale la provincia vitivinicola alessandrina costituisce una fetta importante: numeri alla mano si possono contare circa 13.500 ettari di superficie vitata e più di 5.000 aziende che costituiscono un vero e proprio patrimonio di eccellenza. Ai quali si va ad aggiungere una frammentazione aziendale, con una media di  circa 2 ettari, unita al fatto di non annoverare in provincia industrie imbottigliatrici. Sono 17, invece, i punti raccolta, vinificazione e commercializzazione delle strutture cooperative presenti sul territorio dove viene conferita gran parte del prodotto. Di questo, oltre il 70% viene commercializzato come prodotto sfuso: un dato che deve far riflettere se si valuta che in provincia non si annoverano industrie imbottigliatrici”.
L’esigenza di redarre e coordinare un “Progetto Vino” è nata dalla necessità di mettere sul tavolo queste proposte, spunti per discussioni e valutazioni dovute alle flessioni commerciali e alla conseguente mancata redditività.
“Per prima cosa è importante “vedere” il vino come un formidabile strumento di sfida per la conquista di mercati – ha continuato il Presidente Paravidino - nella società della comunicazione di massa, in tempo reale, le distanze si riducono, il mercato si globalizza e la competizione già esistente in tutti i settori vede l’agricoltura tra le principali protagoniste di questo confronto. Le strategie devono essere efficaci: gli strumenti della comunicazione, della rappresentatività, della qualità globale, del fare gruppo, del marketing territoriale risultano molto più efficaci se orchestrati in una logica di “sistema di filiera” e non affidati ad iniziative estemporanee. E’ necessario imparare a comunicare il valore della qualità intesa come legame forte dei prodotti e dei produttori con i luoghi di origine e di produzione della provincia alessandrina”.
Partendo da ciò, è stata una conseguenza logica pensare ad un progetto in grado di coinvolgere tutti gli operatori di settore nel quale emergesse chiaramente la volontà da parte degli imprenditori di migliorare i processi produttivi e di incrementare le potenzialità relative al connubio territorio/prodotto.
“Ecco perché abbiamo pensato di riassumere il tutto in cinque punti per noi fondamentali per il rilancio del settore – ha aggiunto il Presidente Paravidino - educare ad un consumo del vino giusto e consapevole; la “vendemmia verde”; i tavoli paritetici regionali; promuovere il consolidamento e lo sviluppo della cooperazione agricola e la commercializzazione”.
La parola è passata quindi ad Alberto Pansecchi, tecnico vitivinicolo della Coldiretti alessandrina, che ha commentato il cambiamento delle superfici vitate, sia in Piemonte che in provincia, negli ultimi 150 anni.
Esperta di comunicazione, relazioni pubbliche e marketing settore vino, Maddalena Mazzeschi, ha puntato l’attenzione su come “il vino non deve essere considerato solo un alimento, ma una fonte di piacere e pertanto quello di scarsa qualità non ha più chance reali sul mercato.  Per quanto riguarda qualità al giusto prezzo è bene confrontarsi con il mercato valutando i prezzi di vini analoghi per tipologia e qualità, verificando il livello qualitativo effettivo dei propri prodotti rispetto a quelli dei colleghi, verificando se il tipo di vino prodotto risponde a quanto richiesto dal mercato. Tutto questo non limitandosi a stimare la propria zona di produzione, ma piuttosto la realtà nazionale e internazionale. Quindi il produttore è chiamato a essere lungimirante rispetto ai cambiamenti del mercato, cioè accorgersi con qualche anno di anticipo verso quale direzione esso sta andando: prioritario quindi farsi un proprio stile produttivo che lo contraddistingua e un modo di interpretare la sua terra e le sue vigne. Ogni vigneto che cambi di proprietà darà vini completamente diversi e questa è una forza non un limite. Investire in termini di ricerca, energie produttive ed economiche su tutto ciò che rende speciale, originale, inconfondibile la propria produzione”.
E per quanto riguarda le cantine cooperative?
La Mazzeschi non ha avuto dubbi: “La parola d’ordine è coesione. Abbiate il coraggio dell’innovazione, il coraggio di passare sopra agli interessi di uno per perseguire quelli di tutti, il coraggio di mettervi intorno ad un tavolo e di cercare una soluzione comune. Si è già visto il frutto di un’economia che mirava solo all’interesse personale e la crisi mondiale odierna ne è la conseguenza. Imparate a fare progetti collettivi che chiedano a tutti di fare un passo indietro nell’interesse dei tanti viticoltori della vostra provincia che potranno sopravvivere solo grazie alla vostra lungimiranza”.
E’ stato l’economista Angelo Miglietta a tracciare gli aspetti critici e le possibili soluzioni manageriali del sistema vitivinicolo alessandrino: “ Esiste una forte competizione a livello locale ed internazionale. Il contesto competitivo si è ampliato aggiungendo alla competizione regionale, un secondo livello, quello mondiale, caratterizzato dalla presenza di nuovi Paesi produttori quali l’Australia, il Cile, gli USA, la Nuova Zelanda, il Sud Africa caratterizzati da tassi di crescita della produzione del vino molto elevati per questo è importante fare qualità. Il livello medio dei nostri prodotti è elevato e questo è fondamentale per differenziarli da quelli degli altri Paesi, che invece premiano normalmente i bassi prezzi di vendita”.
Possibili soluzioni? Angelo Miglietta detta regole ben precise: “Sviluppare e mantenere elevati standard di qualità, fondamentali per competere anche internazionalmente; maggiore presenza nei mercati esteri, pensando anche a piccole “personalizzazioni” dei prodotti o ad operazioni di marketing “ad hoc”; maggiore cooperazione e relazioni tra le imprese; attività di promozione comuni finalizzate ad incrementare la conoscenza dei vini alessandrini e ad “educare” i consumatori ad apprezzarli, puntando anche sugli effetti positivi per la salute del “bere consapevole” e crescita delle piccole imprese sia in termini dimensionali che manageriali. Per poter competere gli imprenditori vitivinicoli devono disporre di maggiori competenze manageriali e non solo tecniche; sufficiente dotazione finanziaria per poter affrontare i rischi connessi con l’attività e alla maggiore competizione, superficie coltivata sufficientemente elevata e con diversificazione produttiva, maggiore orientamento all’internazionalizzazione e maggiori investimenti nell’innovazione”.
La parola è quindi passata all’esperto di organizzazione commerciale delle aziende vitivinicole Silvano Formigli il quale ha puntato l’attenzione sulla necessità che “il territorio si caratterizzi su proposte di vini che lo identifichino, su vitigni autoctoni. Chiaramente i canali distributivi sono diversi a seconda delle quantità di ogni singola realtà produttiva. Partendo sempre da una strategia chiara, sia nella filosofia dei prezzi che del mercato, stabilendo un prezzo trasparente di listino, tralasciando la confusione di idee esistente nelle proposte commerciali che in tanti anni di attività ho toccato con mano nel vino italiano”.
Un recente sondaggio ha fatto il quadro di un’agricoltura sospesa tra il bisogno di innovazioni ed esigenza di rispondere alla pressante domanda di qualità e sicurezza, ed un mondo di consumatori che cerca informazioni, predilige i prodotti tipici in quanto ritenuti più sicuri e genuini, respinge gli Ogm pur senza precludere la sperimentazione.
Se il tema della salute acquista una collocazione prevalente, la variabile economica diventa uno dei criteri, ma non il più importante, di orientamento del consumatore.
Gli obiettivi dei consumatori, convergono, su qualità, salubrità, tradizioni, tutela e sicurezza: Coldiretti Alessandria, per dare impulso al settore vitivinicolo ha individuato un approccio metodologico che, partendo dalla capacità di soddisfare la domanda del consumatore, si propone di essere in grado di migliorare l’efficienza dei servizi che accompagnano il prodotto e l’immagine stessa di quest’ultimo al fine di trovare il consenso del compratore.
I passaggi che interessano la filiera agricola, dalla coltivazione delle uve alla distribuzione del vino, vedono al centro la  “rintracciabilità”, ossia quel processo che segue il prodotto da valle a monte della filiera, potente valore aggiunto per tutte quelle aziende che puntano a prodotti altamente qualificati, con espliciti riferimenti alla zona d’origine o a caratteristiche particolari che tendono a differenziarlo rispetto ad alte produzioni.
Per questo occorre definire un modello organizzativo della filiera e ottenere l’assenso delle aziende: è importante che in un sistema così strutturato venga impostata un’attività di coordinamento dove attraverso linee guida vengano definiti gli elementi che serviranno a definire ruoli, prodotti e responsabilità.
Il vino è un grande biglietto da visita e dobbiamo promuoverlo, non penalizzarlo.
E riferendosi a quanti sono per la tolleranza zero in fatto di consumo di vino alla guida sono state spese parole nette che hanno trovato Coldiretti concorde: precisato che il 98 per cento degli incidenti stradali ha altre cause e non si può far passare per ubriaconi coloro che bevono un paio di bicchieri a pasto, ricordando che difendere il vino vuole dire <>.
Dunque è la ricerca a dimostrare che il vino è un elemento importante della dieta quotidiana: soprattutto se si parla di vino rosso dove è presente il resveratrolo, la sostanza che ha questa influenza positiva sulla salute.
Alla domanda “Cosa si intende per filiera vitivinicola?” La risposta  potrebbe essere “L’insieme definito delle organizzazioni che concorrono alla produzione, distribuzione, commercializzazione e fornitura del prodotto vitivinicolo”.
Un’affermazione – si legge nel “Progetto Vino” di Coldiretti Alessandria - che lascia spazio a molte considerazioni su come approcciare il mercato e la inevitabile concorrenza.
In questo modo si potrà affiancare, nel sistema distributivo tradizionale, al prodotto di “a marca commerciale” un prodotto “a marca territoriale”.
Una filiera corta più composta che va in concorrenza, con la “filiera lunga”.
Durante l’incontro al Palalottomatica del luglio scorso dove, ad un anno di distanza, è stato tracciato quanto è stato fatto e gli obiettivi del Progetto Coldiretti per “far vincere il Paese Vero”, è stato ribadito come i mercati Campagna Amica e i Punti Campagna Amica costituiscano per tutti i settori (quindi anche per il vitivinicolo) un modo per far conoscere, apprezzare e riconoscere l’agricoltura italiana, le sue distintività e avvicinare il produttore al consumatore ma è stato anche ribadito come sia altrettanto importate continuare il dialogo con i “Signori della GDO”, il quale deve però sempre essere  un confronto a pari dignità sia per quanto riguarda la distribuzione in Italia che all’estero.
La partita dell’agroalimentare, non solo del vino,  infatti, è  molto delicata perché proprio quando parla di GDO è inevitabile pensare alle speculazioni legate a ciò che viene spacciato solo sull’etichetta per “vero Made in Italy”.
La creazione di piattaforme economico-logistiche avranno la forza di fare da tramite per raggiungere la GDO e potranno essere la soluzione più efficace ed efficiente ad al raggiungimento dell’obiettivo che ci si è dati come gruppo di lavoro: infatti, anche per il settore vitivinicolo, vi è la necessità di partire dal produttore per dare centralità alle produzioni del nostro Paese e quindi dall’indicazione dell’origine che certifichi la provenienza dei prodotti.
Definire il ruolo dei consorzi di tutela evitando la sovrapposizione delle funzioni e dei controlli, facilitandone il funzionamento e l’accorpamento dove i consorzi di tutela devono avere un ruolo più attivo nella programmazione delle produzioni, rendendone maggioritaria la presenza e il ruolo dei viticoltori, da sempre traino del Made in Italy nel mondo.
“Per quanto riguarda le strutture cooperative e quando si parla di mondo del vino il pensiero va subito al mondo delle Cantine Sociali, – hanno affermato il Presidente e il Direttore della Coldiretti Alessandria Roberto Paravidino e Simone Moroni al termine dell’incontro - sono un elemento importante per l’economia della nostra provincia. Il momento economico particolare che stiamo attraversando deve però essere di monito e far capire quanto lo spirito di collaborazione sia fondamentale per continuare a rimanere sul mercato e poter collocare il prodotto. Insomma, per essere vincenti è necessario “fare sistema”. Ridurre i costi ed ottimizzare le risorse risultano le uniche carte vincenti per affrontare le sfide imposte da una domanda sempre più esigente e globalizzata”.  
Dal 2009 tutto è diventato più snello, ossia da quanto è nata Unci-Coldiretti, l’Associazione Nazionale delle Cooperative Agricole e di Trasformazione Agroindustriale aderenti all’Unci, che sta realizzando la più grande centrale cooperativa agroalimentare a livello nazionale.
In tutti i settori, e a maggior ragione nell’ambito vitivinicolo, si deve lavorare per promuovere il consolidamento e lo sviluppo della cooperazione agricola e della trasformazione agroindustriale in tutte le sue forme avvalendosi anche delle strutture territoriali, l’assistenza, la rappresentanza e la tutela degli organismi associati.
In questo quadro le cooperative agricole rappresentano i soggetti fondamentali per la costruzione della filiera agricola tutta italiana, con particolare riguardo all’aggregazione dell’offerta, alla trasformazione del prodotto italiano ed alla valorizzazione delle imprese agricole: elementi chiave per arginare lo strapotere della grande distribuzione e il meccanismo delle vendite sotto costo che provoca effetti devastanti sul tessuto imprenditoriale e sul potere di acquisto dei consumatori.
Le cooperative agricole rappresentano i soggetti fondamentali per la costruzione della filiera agricola tutta italiana, con particolare riguardo all’aggregazione dell’offerta, alla trasformazione del prodotto italiano ed alla valorizzazione delle imprese agricole.
Una “Filiera agricola tutta italiana” che ha come obiettivo di sostenere il reddito degli agricoltori eliminando le distorsioni e tagliando le intermediazioni con l'offerta di prodotti alimentari al cento per cento italiani firmati dagli agricoltori al giusto prezzo attraverso la rete di consorzi agrari, cooperative, mercati degli agricoltori di campagna amica, agriturismi e imprese agricole ma anche l’industria e la distribuzione che lo  condivide.

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