18 Marzo 2011
L?identità nazionale? La cucina, il top la pasta con il sugo che unisce nord e sud

La cucina e i piatti della tradizione italiana sono l’aspetto più rappresentativo dell’identità nazionale per quasi la metà degli italiani (il 46 per cento) che li ritengono più significativi della cultura (37 per cento), della moda (9 per cento), del calcio (5 per cento) e della scienza e tecnologia (3 per cento). E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Swg divulgata nell’ambito dei festeggiamenti per la “Notte del Tricolore”.
Il piatto più rappresentativo? Non ci sono dubbi: la pasta al sugo di pomodoro sono, per il 45 per cento, il simbolo culinario dell’Unità d’Italia. Il motivo? E’ giustificato dai suoi ingredienti principali quali il grano duro e il pomodoro che hanno risalto l’Italia come Garibaldi e oggi sono quasi equamente coltivati nelle campagne del centro nord e sud Italia. “E’ bello ricordare come l’agroalimentare italiano in pochi anni da una economia di sussistenza ha saputo conquistare primati mondiali e diventare simbolo e traino del Made in Italy facendo leva sulla diversità e sul forte legame con il territorio. – affermano il presidente e il direttore della Coldiretti alessandrina – Roberto Paravidino e Simone Moroni - Un esempio per l’intero sistema economico del Paese il cui rilancio dipenderà dalla capacità di essere diversi e migliori e non omologati a quei sistemi produttivi che operano con strutture di costi per noi irraggiungibili”. L’agricoltura italiana vanta inoltre la leadership nei prodotti tipici con 223 prodotti a denominazione o indicazione di origine protetta riconosciuti dall'Unione Europea, senza contare le 4.511 specialità tradizionali censite dalle regioni. Ma il Made in Italy a tavola è anche l’emblema nel mondo della dieta mediterranea che è stata riconosciuta dall’Unesco anche per il modello nutrizionale ormai universalmente riconosciuto fondamentale ai fini del mantenimento di una buona salute e che si fonda su una alimentazione basata su prodotti locali, stagionali, freschi di cui l’Italia è particolarmente ricca.
Dall’Unità di Italia ad oggi l’agroalimentare italiano, che significava arretratezza e fame, è diventato in tutto il mondo - sostiene la Coldiretti - il simbolo di uno stile di vita di successo fondato su qualità e benessere, nonostante la popolazione agricola si sia ridotta di oltre dieci volte passando da 11 milioni a poco meno di un milione di imprese che alimentano un sistema agroalimentare che rappresenta il 15% del Pil nazionale, con un valore complessivo di 250 miliardi di euro, con un contributo dell’export che ha raggiunto circa 28 miliardi di euro nel 2010. La fiducia accordata alle produzioni agricole italiane è giustificata dal primato nei controlli con oltre un milione tra le verifiche e le ispezioni effettuate sul Made in Italy alimentare nel 2010, secondo la Coldiretti. Tra Agenzie delle Dogane, Nas dei Carabinieri, Istituto Controllo Qualità, Capitanerie di Porto, Corpo Forestale e Carabinieri delle Politiche Agricole, Asl, ai quali si è aggiunta l’attività degli organismi privati, a garanzia delle imprese e dei consumatori. Una garanzia che - precisa la Coldiretti - ha consentito di far conquistare nel 2010 il primato nella sanità e nella sicurezza alimentare, con un record del 99 per cento di campioni regolari di frutta, verdura, vino e olio, con residui chimici al di sotto dei limiti di legge. Nel nostro Paese si trova un terzo delle imprese biologiche europee e un quarto della superficie bio dell'Unione, superando il milione di ettari.

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