17 Maggio 2011
Oggi all’Auditorium della Musica

“Un’assemblea così vale tantissimo, ovviamente per le persone intelligenti che ne possono capire le potenzialità e le capacità. Coldiretti è cambiata nel corso degli anni, un cambiamento costruttivo che sta portando risultati sorprendenti e l’assemblea di oggi ne è un esempio”. 
Le parole del presidente Sergio Marini, interrotte più volte dagli applausi di una Sala Sinopoli dell’Auditorium della Musica gremita, oltre duemila giovani under 35 provenienti da tutta Italia, hanno puntato l’attenzione sul fatto che “chi sogna è vivo e chi è vivo può cambiare le cose. Una platea viva, uno spaccato di Italia che vale il 2% del Pil, ma un 2% di pregio perché è quello che consente alla gente di stare a tavola felici, ben diverso da quel parte di Pil che si basa sulle nefandezze e che crea disperazione”.  
Molti anche i giovani imprenditori alessandrini che hanno preso parte all’evento, guidati dal direttore Simone Moroni e dal delegato provinciale Giovani Impresa Gianluca Bisio, i quali hanno ascoltato con attenzione le parole del delegato nazionale Giovani Impresa Vittorio Sangiorgio quando ha sottolineato come  “Trasformare i sogni in realtà è il miglior modo per far vivere oltre il presente la nostra nazione, trasferendo risorse e competenze dall’oggi al domani. Proprio per questo il ricambio generazionale è il miglior investimento che la nostra Italia dovrebbe fare”.
Un’assise dal titolo importante “Italia 150: il Paese che si rinnova: la filiera agricola tutta italiana  per il ricambio generazionale” alla quale hanno preso parte rappresentanti del governo e delle istituzioni.
“Paradossalmente nel bel Paese - ha affermato Vittorio Sangiorgio - la nostra generazione si trova troppo spesso le porte sbarrate, perché una società e una classe dirigente politica ed economica egoista e miope scelgono deliberatamente di occuparsi dei loro interessi di oggi, ipotecando il domani di una intera nazione. E’ per questo che proprio la generazione più “formata” della nostra storia nazionale è spesso costretta a valutare la fuga dall’Italia per ritagliarsi uno spazio o addirittura è accusata di essere troppo qualificata per le mansioni richieste”.
Dopo anni ed anni di politiche per il ricambio generazionale in agricoltura solo il 3% delle imprese agricole ha un titolare con meno di 35 anni mentre il 30 per cento supera i 65. Ma se si guardano i risultati dell’imprenditoria giovanile viene spontaneo chiedersi cosa si sarebbe potuto fare se ci fosse stata una vera politica giovane. Per quanto riguarda la “quantità”, le imprese giovani producono in media il 40 per cento di reddito in più degli altri. I giovani hanno una maggiore capacità di innovazione; hanno dimostrato più voglia di investire anche durante questo periodo di crisi, “perché non ci sottraiamo al rischio – ha continuato Sangiorgio - se ciò significa nuove opportunità di presidio dei mercati; inoltre abbiamo saputo cogliere a pieno le opportunità offerte dalla legge di orientamento, voluta da Coldiretti esattamente dieci anni fa; infine, siamo orientati al mercato, convinti che il nostro reddito dipenda molto più dalla capacità di interpretare al meglio le tendenze della domanda, piuttosto che dagli aiuti diretti della Pac”.
Le imprese giovani incarnano a pieno un nuovo modello di sviluppo, che privilegia un’economia di qualità, sostenibile nel tempo e nei territori. Sono imprese che sanno adattarsi ai cambiamenti con flessibilità, unificare benessere e ricchezza, rinnovando anziché dissipando le risorse e qualificando l’immagine del nostro Paese.
Non va dimenticato il mancato accesso al credito in un paese dove per definizione danno i soldi a chi già li ha oppure a chi sa già di poterli restituire. Ma, altrettanto per definizione, i giovani all’inizio della loro carriera soldi non ne hanno e l’unico modo per dimostrare se sono capaci di restituirli è concedere loro credito. E proprio su questo paradosso è stata lanciata la sfida a CreditAgri Italia, affinché aiuti i giovani a far valere le idee e non la dote di terreni e case da ipotecare!
Ai giovani viene reso quasi impossibile l’accesso alla terra per la pressione inarrestabile dell’urbanizzazione selvaggia, per la speculazione figlia di scelte sbagliate nelle energie rinnovabili e per la sistematica miopia della classe politica locale che continua ad autorizzare zone industriali che spesso non si sa come utilizzare, sottraendo terra fertile all’agricoltura.
Ed infine, la grande arretratezza culturale: prevale ancora la visione produttivistica del PIL che marginalizza l’agricoltura e in questo modo si nascondono soprattutto ai giovani le reali opportunità che il settore è in grado di offrire.
Per abbattere gli ostacoli, servono risposte di “sistema”, che richiedono inevitabilmente tempi lunghi, considerando le molte inerzie e carenze dell’apparato decisionale del nostro Paese. “Questa consapevolezza, questo senso di responsabilità verso l’agricoltura e verso l’Italia hanno animato e spinto Coldiretti, vera ‘forza amica’ del Paese, a lanciare due anni fa la Filiera Agricola tutta Italiana, il nostro naturale punto di approdo”.
Coldiretti ha proposto la giusta ricetta per il futuro dell’Italia. Azionare la leva più potente e a costo zero che abbiamo a disposizione, quella che ci rende unici e ineguagliabili nel mondo: i nostri territori e le loro distintività, tra le quali spicca innanzi tutto il cibo italiano, fatto veramente di idee italiane e da imprese italiane.
La Filiera Agricola tutta Italiana, nata per porre fine al furto di identità e valore al quale la nostra agricoltura è sottoposta da decenni, ha realizzato anche un altro incredibile risultato per noi giovani. Ha permesso di isolare ed annullare il furto del bene più prezioso per ogni giovane: il futuro.
Rivolto ai giovani, il presidente nazionale Sergio Marini, ha concluso il suo intervento invitando i giovani ad assumere la grande responsabilità di essere oggi una vera forza sociale che pensa, racconta e fa. “Dovete essere contagiosi – ha concluso – dovete essere punto di aggregazione tra la gente, dovete essere punto di riferimento per chi ha perso la speranza, dovete essere tessuto connettivo, dovete essere rete”. 

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi