25 Marzo 2014
Organizzato da Coldiretti, Donne Impresa e Ue.Coop

Gli esempi di agricoltura sociale non mancano, in Piemonte e nella provincia di Alessandria, dove esistono interessanti casi di inserimento lavorativo e di numerose aziende in cui a mettersi in gioco sono soprattutto le donne e i giovani, che grazie all’agricoltura trovano uno sbocco alternativo ad un futuro incerto e con troppi interrogativi.
E’ questo quanto è emerso dal convegno organizzato da Coldiretti Alessandria, Donne Impresa e Ue.Coop in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria che si è svolto oggi in Camera di Commercio dal titolo “Agricoltura Sociale: per guardare al di là dell’apparenza” che ha visto la partecipazione di Stefania Fumagalli, referente progetti di agricoltura sociale di Coldiretti Torino, Raffaella Vitale Direttore Politiche Sociali per la Regione Piemonte, Marina Fasciolo responsabile progetti socio-assistenziali del Cissaca della provincia di Alessandria e Vittorio Marabotto responsabile Ue.Coop Piemonte.
In agricoltura c’è una predisposizione naturale per la valorizzazione delle persone di tutte le età e questa attitudine ha consentito di alimentare un welfare inclusivo più umano e rispettoso delle fragilità. La prossimità e la relazione sono, infatti, valori antichi e da sempre presenti nel mondo contadino così come la solidarietà, il mutuo aiuto, la cura e l’assistenza di membri all’interno di una cerchia familiare “allargata”.
Per questo le pratiche di agricoltura sociale offrono un rilevante contributo allo sviluppo del territorio e delle comunità rurali, in quanto creano nuove opportunità di reddito e di occupazione, offrono concrete prospettive di inclusione sociale per soggetti vulnerabili, generano servizi per il benessere delle persone e delle comunità, migliorano la qualità della vita nelle aree rurali e periurbane, creano beni “relazionali”.
Dopo i saluti di Pier Angelo Taverna Presidente Fondazione Cral, dell’Assessore Provinciale all’Agricoltura Lino Rava e dell’assessore allo sviluppo economico del Comune di Alessandria Marica Barrera, ad introdurre i lavori Graziella Boveri, responsabile regionale e provinciale Donne Impresa, la quale ha sottolineato come “la multifunzionalità dell’agricoltura sia da tempo elemento di riferimento essenziale per l’evoluzione del mondo agricolo, ampiamente affermato dalla legislazione europea e nazionale, che riconosce all’agricoltura la capacità di produrre non solo cibo, ma anche numerosi altri beni e servizi utili. E si tratta non solo di beni e servizi suscettibili di una valutazione economica ma, soprattutto, di beni e servizi immateriali caratterizzati non da un valore di mercato, ma da un’utilità sociale che fornisce risposte a crescenti domande dei cittadini: dalla tutela dell’ambiente e del paesaggio al presidio e alla salvaguardia del territorio e delle aree rurali, dall’uso sostenibile delle risorse naturali alla sicurezza alimentare”.
Un percorso che permette di integrare nell’attività agricola elementi di carattere sociosanitario, educativo, di formazione e inserimento lavorativo, di ricreazione, diretti in particolare a fasce di popolazione svantaggiate o a rischio di marginalizzazione: particolarmente interessanti le case history presentate, testimonianza che “fare agricoltura sociale” è possibile e regala grandi soddisfazioni.
Sono state così portate all’attenzione della platea le esperienze torinesi dei “Vivai Gariglio” e della cooperativa “Cavoli Nostri”, quelle cuneesi dell’Agritata Sara Beccaria e del progetto “A Casa” rivolto agli anziani, presentato da Paola Rinaudo.
Ma anche in provincia di Alessandria si possono “vantare” aziende a vocazione sociale che si stanno distinguendo: “Le Piagge” a Ponzone di Stefania Grandinetti, presidente regionale di Terranostra, ne è un esempio in continua evoluzione con progetti realizzati in collaborazione con le Asl, rivolti ai bambini, non solo fattoria didattica ma anche centri estivi con in cantiere un progetto di filiera per creare ospitalità rivolta agli anziani, un “agrinonno”.
Altra realtà importante è quella vissuta dall’agriturismo “Lo Casale” di Arquata Scrivia che collabora con le istituzioni per offrire ai richiedenti asilo politico ospitalità: interessante l’esperienza dei profughi di nazionalità bengalese con regolare permesso di soggiorno che hanno svolto attività lavorative in azienda.
Tali esperienze si collegano ad una attitudine antica dell’agricoltura, da sempre caratterizzata dal legame tra impresa agricola e famiglia rurale e da pratiche di solidarietà e mutuo aiuto, che oggi si presenta come una ulteriore declinazione del concetto di multifunzionalità, capace di fornire risposte ad ulteriori bisogni della società, soprattutto in ragione dei cambiamenti che interessano e interesseranno negli anni a venire il sistema del welfare.
Dall’incontro è emerso che le esperienze di agricoltura sociale riguardano molteplici ambiti di attività, che possono essere così riassunti: formazione e inserimento lavorativo; riabilitazione/cura; ricreazione e qualità di vita e servizi alla vita quotidiana.
“L’agricoltura sociale – ha affermato il presidente Coldiretti Alessandria Roberto Paravidino - è la nuova frontiera della multifunzionalità. Anche in provincia di Alessandria gli imprenditori agricoli, al pari di altri cittadini, guardano al futuro cercando stabilità non solo nella produzione di reddito, ma organizzando, in modo civico, la capacità di assicurare servizi e reti di comunità. Si stanno moltiplicando le esperienze che vedono le aziende offrire veri e propri servizi alla comunità, in un contesto di crescente contenimento delle risorse pubbliche e di parallelo incremento della domanda sociale legata ai disagi diffusi e diversificati: creare un agriasilo in un’area svantaggiata, attivare una centro per bambini o ospitare un disabile significa venire incontro a necessità delle famiglie che altrimenti non potrebbero essere soddisfatte, utilizzando le risorse esistenti sul territorio”.
«L’agricoltura sociale evidenzia percorsi di nuova economia – ha aggiunto il direttore Coldiretti Alessandria Simone Moroni - basati sulla valorizzazione dei prodotti agricoli con contenuto etico, di strutture e risorse umane disponibili nei territori rurali e spesso sottoutilizzate. Offre soluzioni collettive e collaborative in risposta alle crisi sociali, economiche e ambientali, che viviamo”.

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