5 Aprile 2013
Plauso alla richiesta di sospensione

Mangiare bene e sano: questo permette l’Italia.
Con la sua straordinaria varietà dei suoi prodotti agroalimentari di qualità, legati ai territori, genuini, ricchi di storia, che tutto il mondo apprezza, compera e cerca persino di imitare. Ponendo l’agroalimentare, il cibo e la sua genuinità, al centro del proprio sviluppo, il nostro Paese, anziché subire i vincoli internazionali, può contribuire in modo originale a quella globalizzazione multiproduttiva e democratica di cui c’è bisogno. Lo stesso principio vale per l’Unione Europea.
“In questa prospettiva gli Ogm sono incompatibili e inaccettabili – affermano il presidente e il direttore della Coldiretti Roberto Paravidino e Simone Moroni - sarebbero economicamente non convenienti e, per di più, ci  priverebbero, omologandoci, della eccezionale originalità dei nostri prodotti”.
In questo contesto, “l’atteso sprint finale del Governo è avvenuto grazie al pressing delle Associazioni, dei Partiti e delle Istituzioni unite nella coalizione “Liberi da Ogm” e, in questi giorni, all’apprezzata ed importante azione del Movimento 5 Stelle che ha rafforzato il fronte di chi vuole scongiurare in Italia qualsiasi rischio di commistione tra Ogm e agricoltura tradizionale o biologica”. E’ quanto ha affermato il presidente nazionale Coldiretti Sergio Marini nel commentare positivamente la richiesta di sospensione d’urgenza dell’autorizzazione alla messa in coltura di sementi di Mais Mon810 in Italia e nel resto dell’Unione europea trasmessa con lettera del Ministro della Salute Renato Balduzzi, insieme al dossier elaborato dal Ministero delle Politiche Agricole Mario Catania, alla Direzione Generale Salute e consumatori della Commissione Europea.
“Nonostante le resistenze si è rafforzato - sottolinea il presidente nazionale Marini - il fronte dei cittadini impegnati nel tutelare l’agricoltura e il territorio da forme di inquinamento genetico per assicurare la competitività delle nostre produzioni tradizionali e di qualità”.
Non va dimenticato che, sulla base dell`indagine Coldiretti-Swg, quasi sette italiani su dieci considerano oggi gli organismi geneticamente modificati meno salutari di quelli tradizionali. L'agricoltura non ha bisogno degli Ogm, gli Organismi geneticamente modificati. Coldiretti lo ribadisce a gran voce ogni qual volta si presenti l’occasione: la tutela dei prodotti tipici, la sicurezza degli alimenti che portiamo sulle nostre tavole, la salvaguardia della biodiversità e dell'ambiente rappresentano gli elementi che caratterizzano la qualità del Paese in cui viviamo e che lo rendono unico e invidiato nel mondo.
Proprio per questo, la Coldiretti si sta battendo da molti anni contro il modello produttivo omologante, basato sull'impiego di organismi geneticamente modificati, rafforzando l'esigenza di un'agricoltura di qualità, orientata al mercato, ma fortemente legata al territorio, che sappia dare il giusto valore alla trasparenza delle produzioni, come l'obbligo di indicare in etichetta l'origine della componente agricola impiegata, per favorire i controlli, consentire ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli e per valorizzare il Made in Italy in tutto il mondo.
“Da sempre Coldiretti si oppone alla diffusione delle coltivazioni Ogm e sostenere l'obbligo di indicare in etichetta la loro eventuale presenza nei prodotti importati da altri Paesi per dare l'opportunità  di riconoscere i prodotti Ogm free. – continuano Paravidino e Moroni – Un’agricoltura moderna che vuole rispondere alle domande dei consumatori deve fare scelte coerenti con i bisogni di sicurezza alimentare e ambientale nel rispetto del principio della precauzione, per non iniziare a percorrere strade senza ritorno. La scelta di non utilizzare Ogm non è quindi il frutto di un approccio ideologico, ma riguarda una precisa posizione economica  per il futuro di una agricoltura che vuole mantenere saldo il rapporto con i consumatori. In questo contesto, è fin troppo evidente che il modello produttivo cui appare orientato l'impiego di organismi geneticamente modificati sia il grande nemico della tipicità e della biodiversità e il grande alleato dell'omologazione”.
Nonostante le resistenze si è rafforzato il fronte dei cittadini impegnati nel tutelare l’agricoltura e il territorio da forme di inquinamento genetico per assicurare la competitività delle nostre produzioni tradizionali e di qualità. “Non va dimenticato che, sulla base dell’indagine Coldiretti-Swg, quasi sette italiani su dieci considerano oggi gli organismi geneticamente modificati meno salutari di quelli tradizionali. – aggiungono Paravidino e Moroni - E non va dimenticata l’importanza economica per i nostri produttori di poter vantare prodotti agro alimentari che si possano contraddistinguere a livello globale proprio per le loro caratteristiche genetiche non manipolate, allontanando il rischio di una replicabilità che ci metterebbe ancora più in difficoltà nel difendere l’autentico made in Italy che nasce dalle nostre campagne.
Coldiretti ha consolidato il proprio impegno nel difendere la qualità italiana e la valorizzazione di un’agricoltura libera da Ogm per perché essere “Liberi da Ogm” significa: mantenere, valorizzare ed esaltare la varietà dei prodotti agroalimentari del nostro Paese; difendere il prodotto italiano dall’omologazione e delocalizzazione territoriale; adottare il principio di precauzione: nessuno attualmente è in grado di stabilire i reali effetti sulla salute umana e sull’ambiente degli organismi transgenici; poter scegliere e conoscere tramite un’etichettatura trasparente ciò che si mangia; rispettare la volontà dei cittadini nelle scelte nazionali ed europee; rispettare produttori agricoli, industrie agroalimentari e grande distribuzione che non vogliono l’introduzione di organismi transgenici; attuare una ricerca scientifica libera e non di parte; difendere l’economia agricola del nostro paese; difendere la biodiversità presente nel territorio italiano e difendere l’ambiente in cui viviamo.
Dall’impegno per la difesa del Made in Italy dipendono la sovranità alimentare italiana, la salvaguardia del nostro patrimonio agricolo, la sua continuità nel futuro, la salute dei cittadini.
“Nel grande mare della globalizzazione ci salveremo solo ancorandoci a quei prodotti, quei manufatti, quelle modalità di produzione che sono espressione diretta dell’identità italiana  dei suoi territori, delle sue risorse umane. – concludono Paravidino e Moroni – Questo patrimonio è inalienabile e costituisce la più forte leva competitiva del ‘nostro’ produrre”.

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