“I coltivatori sono persone sagge e illuminate, consapevoli del fatto che se il seme germoglia e può diventare grano è grazie alla generosa opera del Signore che guida i gesti dei lavoratori dei campi. I coltivatori sono coloro che attraverso la realizzazione del pane quotidiano rendono grazie a Dio e rinnovano la fiducia al Signore. La Giornata del Ringraziamento è quindi un vero e proprio dono nell’anno della fede.”
Con queste parole Monsignor Ivo Piccinini, Consigliere Ecclesiatico della Coldiretti alessandrina, ha iniziato la sua omelia per “accogliere” i numerosi coltivatori giunti a Tortona da ogni parte della provincia nella ricorrenza di San Martino non solo per rendere grazie al Signore ma anche per sottolineare come sia importante non lasciarsi scoraggiare da una andamento climatico anomalo che ha fatto segnare il crollo dei raccolti Made in Italy.
In un Duomo di Tortona particolarmente gremito, la messa concelebrata con don Carlo Curone a voluto essere un momento suggestivo, di ragionamento e aggregazione: un’importante occasione di riflessione sui problemi che il mondo rurale sta vivendo, acuiti dal prolungarsi degli effetti di una crisi economica e finanziaria di portata mondiale.
“Un’annata - ha proseguito Monsignor Piccinini - che non è sempre come la vorremmo ma il Signore è sempre puntuale, fedele ai suoi appuntamenti. L’Umiltà è sorella del Ringraziamento per questo ogni giorno dobbiamo impegnarci per dare il meglio di noi stessi, come se tutto dovesse dipendere da noi ma consapevoli del fatto che tutto dipende invece da Dio”.
“Investire nell'agricoltura è una scelta non solo economica, ma anche culturale, ecologica, sociale, politica di forte valenza educativa" - scrivono infatti i vescovi italiani nel messaggio per la Giornata del Ringraziamento - “Confida nel Signore e fa il bene: abiterai la terra” con il quale si incoraggiano i tanti giovani che “stanno riscoprendo il lavoro agricolo” e tornano a chiedere “nuove politiche per l'accesso dei giovani al mercato fondiario”: questo per sottolineare come possa essere incoraggiante il ruolo che può svolgere l’agricoltura per la ripresa del Paese in termini economici ed occupazionali anche per le giovani generazioni.
Questo è l’Anno della Fede, da cogliere nei gesti del lavoro dei campi. “Che cosa sono infatti le mani dell’agricoltore, aperte a seminare con larghezza, se non mani di fede?”
Un messaggio importante per richiamare la valenza educativa della Giornata del Ringraziamento nell’attuale società in cui l’appiattimento sul presente rischia di cancellare la memoria per i doni ricevuti.
“Un momento importante di riflessione e preghiera. Un momento che è nostro, profondamente di Coldiretti, sentito dalla nostra gente, dai nostri imprenditori che ogni anno aspettano questa ricorrenza con rinnovato spirito di riconoscenza. – ha affermato il presidente della Coldiretti di Alessandria Roberto Paravidino - Il lavoro agricolo consente all’uomo di realizzare un rapporto diretto e assiduo con la terra, è una reciprocità nella quale si rivela e si compie un disegno finalizzato alla vita, all’essere e al benessere dell’umanità, allo sviluppo di tutti e di ciascuno”.
“La nostra agricoltura dovrà essere in grado di dare luogo a produzioni congiunte, con nuovi modelli di sviluppo, capaci di rispondere adeguatamente alle attese del Paese. – ha aggiunto il direttore della Coldiretti provinciale Simone Moroni - E’ fondamentale che anche il lavoro agricolo si caratterizzi per una rinnovata e chiara consapevolezza etica, all’altezza delle sfide sempre più complesse del tempo presente. In questo tempo di crisi, un segnale positivo è rappresentato dal ritorno all’impresa agricola dei giovani, che sentono questo lavoro come una “vocazione”, che dona loro dignità e piena valorizzazione”.
Se si arriva, come si legge nel Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, “a cogliere il passaggio di Dio nella fatica e nella bellezza del lavoro dei campi si arriva a riscoprire la natura nella sua dimensione di creatura”.
Suggestivo il momento dell’offertorio e la benedizione dei mezzi agricoli che, come ha ricordato don Curone, “servono per la fatica quotidiana, per lavorare la terra e per donare alla comunità il bisogno al proprio sostentamento”.
Oggi, più che mai, è necessario trovare un'articolazione del “locale nel mondiale”: fare in modo che si possa ritrovare un luogo di identità dove la persona riacquisti i propri diritti, ritrovi unità familiare e solidarietà sia in campo economico, sociale che rurale.
Tutti hanno sottolineato la priorità dell’economia rurale per ritornare al territorio perché “di fronte alla grave crisi che tocca il mondo economico e industriale, occorre guardare al futuro del nostro Paese andando oltre schemi abituali. – continua il messaggio dei vescovi italiani - È importante guardare al nostro futuro nel rispetto e nella valorizzazione delle tipicità dei diversi territori che la bella storia d’Italia ha posto nelle nostre mani e che costituiscono l’unico Paese”.
“Ci si deve muovere – hanno aggiunto Paravidino e Moroni - in un contesto di responsabilità sociale dell’impresa e in un ritrovato ruolo di un’agricoltura che deve tutelare l'ambiente e puntare a caratterizzare prodotti che sono espressione del territorio, cioè delle sue peculiarità naturali inserite in una tradizione e in una cultura che ne fanno qualcosa di più di una merce, ovvero, una manifestazione di senso connessa alla cultura della vita”.
A partire dalla cosiddetta sovranità alimentare e dal primario diritto al cibo, rafforzando il ruolo dei coltivatori, incoraggiando i mercati locali e regionali, denunciando le politiche monopolistiche delle grandi industrie agro-alimentari e promuovendo il benessere della famiglia rurale.
12 Novembre 2012
Si è celebrato ieri il “Grazie dei Campi” in Duomo a Tortona