20 Novembre 2012
Si è svolto oggi il convegno “Qual è il nostro Stato di Salute?”

Sono stati davvero molti gli  spunti di discussione e riflessione emersi dal convegno organizzato da Coldiretti Alessandria per fare il punto sullo “Stato di Salute” delle aziende del comparto dell’agroalimentare in Italia.
Un argomento di grande attualità che mette in stretta relazione ciò che ogni giorno mettiamo nel carrello della spesa e quanto possiamo risparmiare se ci alimentiamo meglio, con prodotti di stagione e di qualità.
Tematiche che il Ministro della Sanità, Renato Balduzzi ha toccato partendo da due parole chiave come Sanità e Sviluppo che portano dritto all’attenzione primaria verso i corretti stili di vita, un modo per evitare rischi e, quindi, all’ aumento spasmodico di ricoveri ospedalieri e all’uso di farmaci.
“Troppi zuccheri, troppo sale e troppi grassi portano a risultati disastrosi sotto tutti i profili: sia salutistici che economici. Al momento siamo ancora lontani dai dati allarmanti dell’obesità presente negli Stati Uniti ma se continuiamo così non arriveremo a nulla di buono, per questo è necessario invertire la rotta – ha continuato il Ministro Balduzzi – Come? Rieducando la palatabilità. Una parola che ho imparato ad usare, necessaria per capovolgere con gradualità una tendenza che si sta pericolosamente insediando nei nostri usi e costumi. Insomma, rieducare al gusto e ai sapori”.
La battaglia per avere vero succo di arancia nelle aranciate e meno zuccheri, avere personale medico di base più preparato dal punto di vista dell’informazione nutrizionale e una posizione chiara dell’Italia sull’Ogm ci porta ad affermare che “siamo pronti – ha proseguito Balduzzi - ad affrontare la grande sfida dell’Expo 2015: un’opportunità grandiosa per l’agroalimentare in un Paese che dell’agroalimentare ha fatto la sua bandiera. L’Italia dovrà essere pronta come dovrà essere pronto il territorio”.
“Non siate i peggiori nemici di voi stessi”. Da qui, invece, si può partire per commentare l’intervento appassionato di Marina Puricelli, docente della Bocconi di Milano, che ha puntato sulla forza di fare impresa nelle realtà a conduzione familiare il suo appassionato intervento. “La vostra forza non è nell’essere manager ma nell’essere imprenditori. Imprenditori del cereale, del vino, della stalla dove si fa la qualità vera, senza imbrogli, dove non ci sono utopie e dove non si rincorrono illusioni ma concretezza. – ha sottolineato Marina Puricelli – Puntare sulla famiglia, non puntare in borsa, dove è possibile rendere visibili le vostre potenzialità giocando in attacco”.
Quindi, difendere il territorio e le proprie origini per non perdere se stessi, diventando cittadini del mondo senza però scendere mai nel localismo e, all’occorrenza, fare rete, scegliere la via dell’ottica cooperativa per essere più forti.
Educare i gusti e difenderci dal cibo spazzatura: Coldiretti lo sostiene da sempre e da sempre lo sostiene Slow Food. Piero Sardo, presidente nazionale della Fondazione Slow Food per la Biodiversità ha preso le mosse da due esempi: da un lato una fila di ragazzi durata sei ore davanti un Mc Donald’s per ritirare gratis un hamburger, dall’altro le 220.000 presenze registrate all’edizione 2012 del Salone del Gusto. “Dimostrazioni che di rimandano ad una realtà complessa che impongono una domanda: dove stiamo sbagliando? Sicuramente serve una comunicazione più efficace, soprattutto nelle scuole e soprattutto nell’ambito dell’etichettatura dove è necessario raccontare la verità. – ha sottolineato Piero Sardo – Senza mai dimenticare che per far vivere un territorio è necessario garantire un mercato”.
La discussione, moderata da Enrico Sozzetti giornalista del trisettimanale “Il Piccolo” e corrispondente del “Il Sole 24Ore Nord-Ovest” è proseguita con due importanti contributi di Stefania Grandinetti, Presidente Regionale Terranostra e Graziella Boveri Responsabile Donne Impresa Piemonte.
Esempi di aziende a conduzione familiare che rappresentano una grande risorsa, con il valore aggiunto di essere condotte da donne, essere fattorie didattiche, imprese multifunzionali che hanno trovato nella capacità di rinnovarsi e mettersi in gioco nuove strategie.
La prima nell’acquese, a Ponzone, la seconda nel tortonese, a Volpeglino: due zone profondamente diverse che rappresentano esempi della realtà multisfaccettata della provincia alessandrina.
In apertura di convegno, dopo i saluti portati dal prefetto di Alessandria Romilda Tafuri, la prima vera notizia della giornata è arrivata da Carlo Frascarolo, vice presidente della Banca di Legnano: “Oggi siamo qui a parlare di territorio e, proprio perché credo in questo territorio, mi impegno a riportare la Cassa di Risparmio di Alessandria in provincia. Credo sia giusto e importante per tutti”.
In apertura di lavori Simone Moroni, direttore Coldiretti Alessandria, ha ribadito la volontà e la determinazione degli imprenditori, specialmente delle giovani generazioni a fare la propria parte, ad avere la schiena dritta, per non farsi abbattere da questa crisi, con determinazione e positività.
Concetti che sono stati in parte ripresi e sviluppati dal presidente provinciale Roberto Paravidino, il quale nelle sue conclusioni ha focalizzato l’attenzione su di un concetto determinante: il business del futuro si chiamerà cibo.
“Ecco perché così tanta speculazione. Dal discorso dei troppi zuccheri e coloranti contenuti nelle bibite, alla posizione di Coldiretti nei confronti degli Ogm per arrivare alla quantificazione del falso Made in Italy in  60 miliardi.
Alla perdita di opportunità economiche ed occupazionali si somma il danno provocato all’immagine dei prodotti nostrani soprattutto nei mercati emergenti dove spesso il falso è più diffuso del vero e condiziona quindi negativamente le aspettative dei consumatori.
A differenza di quanto accade per la moda dove a copiare sono soprattutto i paesi poveri per il cibo Made in Italy le imitazioni proliferano specialmente in quelli ricchi, con gli Stati Uniti e l’Australia in testa, dove ci sono consumatori che hanno disponibilità economiche più elevate e sono affascinati dal cibo del nostro Paese.
Bisogna combattere un inganno globale per i consumatori che causa danni economici e di immagine alla produzione italiana sul piano internazionale cercando un accordo sul commercio internazionale per la tutela delle denominazioni dai falsi, ma è anche necessario fare chiarezza a livello nazionale ed europeo dove occorre estendere a tutti i prodotti l’obbligo di indicare in etichetta l’origine dei prodotti alimentari come previsto dalla legge approvata all’unanimità dal Parlamento italiano all’inizio della legislatura e rimasta fino ad ora inapplicata”.
Momenti di approfondimento come questo rappresentano un importante tassello per unire voci diverse ma unite tutte da un unico comune denominatore: la crescita del nostro Paese e la difesa del vero Made in Italy.

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