La crisi, mettendo in evidenza in maniera drammatica le inefficienze di un mercatismo spinto agli eccessi e di un’assenza di regole anti speculative nel mondo finanziario, può rappresentare una occasione unica per ridare alle cose un nuovo ordine e far riacquisire il primato alla verità e concretezza che sono le parole d’ordine dell’agricoltura italiana”. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini alla Convention “Stop a inganni e speculazioni. Nasce la filiera agricola tutta italiana” con quindicimila agricoltori nel corso della quale il “piano spesa sicura” per portare “il vero Made in Italy sulle tavole al giusto prezzo” è stato presentato al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola e al Ministro per le Politiche Agricole Luca Zaia, che hanno portato il loro contributo alla Convention. Su queste basi, Coldiretti interpreta quindi la situazione attuale come opportunità per proporre al Paese un progetto in favore delle imprese italiane e dei consumatori. Secondo il presidente della Coldiretti, due sono gli ostacoli da superare. “Il primo vero problema dell’agricoltura è determinato dal suo basso potere contrattuale che - ha sottolineato Marini - non riesce a far valere la ricchezza della produzione nei confronti degli altri attori della filiera. Basti pensare che per ogni euro speso dal consumatore, solo 17 centesimi finiscono nelle tasche degli agricoltori. Il resto va all’industria, ai servizi e soprattutto alla grande distribuzione organizzata che schiaccia con il suo potere il resto della filiera”. Il secondo vero problema denunciato da Coldiretti sta nel fatto che “per ogni prodotto agricolo realizzato nei campi o negli allevamenti situati in Italia, si sviluppa un Made in Italy alimentare cinque volte più grande tra contraffazioni e imitazioni. A fronte di 20 miliardi di export Made in Italy nel mondo, ci sono altri 60 miliardi generati da prodotti che non hanno mai visto il nostro Paese e, tolti i prodotti a denominazione di origine, solo un prodotto su tre di quelli venduti nella grande distribuzione italiana è realizzato con prodotti agricoli italiani. E tutto questo nessuno lo sa”. Nonostante ciò l’agricoltura italiana è una grande realtà che ha in sé le potenzialità per trovare una nuova strada. Da qui l’intenzione di Coldiretti di realizzare “un grande sistema agroalimentare, che premi i produttori e offra ai consumatori prodotti di qualità e a un prezzo giusto”. Per Sergio Marini il “meccanismo perverso dei bassi prezzi, che provoca effetti devastanti sul tessuto imprenditoriale e sul potere di acquisto dei consumatori”, può essere contrastato grazie al progetto che la Coldiretti ha lanciato in tutto il Paese: la costruzione di una filiera agricola tutta italiana firmata dagli agricoltori. “Sarà una filiera italiana fino in fondo - ha sottolineato Marini - perché tutti i processi devono avvenire in Italia, dalla produzione agricola rigorosamente Made in Italy alla trasformazione effettuata nel nostro Paese, a vantaggio non solo degli agricoltori, ma di tutta l’economia e dei territori; sarà una filiera agricola in quanto gestita per una parte sempre più importante direttamente dagli agricoltori; sarà una filiera firmata nel senso che renda visibile e riconoscibile ‘l’italianità’ nei confronti del consumatore finale, basandosi sulla trasparenza della filiera, sull’indicazione dell’origine in etichetta e sul legame del prodotto con il territorio di riferimento”.
La “firma” contraddistinguerà il prodotto agricolo in ogni canale di vendita, sia esso il farmers’ market o lo scaffale del supermercato o ancora l’export. “Insomma - ha continuato Marini - un modo per trasferire e rendere riconoscibile al consumatore il valore dell’agricoltura e degli agricoltori italiani nei prodotti alimentari”. “Non è un progetto contro qualcuno - ha puntualizzato il presidente della Coldiretti - È un modo per creare più concorrenza, più trasparenza, più potere contrattuale per gli agricoltori, più vantaggi per i cittadini e, soprattutto, per valorizzare e distinguere il vero Made in Italy fatto di agricoltura italiana”. “Coldiretti sta offrendo - ha dichiarato Sergio Marini - un’opportunità all’agricoltura, all’economia, all’Italia. Ecco perché ci sembra appropriato definire il progetto per una filiera agricola tutta italiana “un progetto per il Paese”. “Alla politica chiediamo di credere assieme a noi in questo progetto, di investire sui valori distintivi che hanno reso unico il nostro agroalimentare agli occhi dei consumatori italiani e del mondo”. Di assicurare competitività e pari opportunità all’agricoltura e di investire nel progetto e sui soggetti che lo stanno interpretando anche superando le emergenze come il mancato finanziamento del Fondo di Solidarietà nazionale indispensabile per difendere le imprese dalle avversità atmosferiche favorite dai cambiamenti climatici. Di impegnarsi insieme a noi nella lotta alla contraffazione con l’applicazione della legge sulla etichettatura obbligatoria dell’origine su tutti i prodotti agricoli e alimentari e continuando l’impegno sulla strada della tutela della proprietà intellettuale e della lotta alla contraffazione e all’agro-pirateria all’estero. Ma soprattutto - ha concluso Marini - chiediamo che sia riconosciuto il ruolo strategico del progetto con un incoraggiamento a completarlo velocemente”.
Il manifesto salva tasche
e qualità degli AGRICOLTORI
Di seguito il manifesto approvato all’unanimità da 15mila rappresentanti degli agricoltori e delle cooperative italiane della Coldiretti nel corso della convention “Stop a inganni e moltiplicazione prezzi. Nasce la filiera agricola tutta italiana”. “Noi imprenditori dell’agricoltura italiana nelle sue forme singole e associate - imprese, cooperative, consorzi, associazioni che si riconoscono nel progetto di Coldiretti - considerando che:
• la storia e l’evoluzione del nostro Paese e dei suoi territori appaiono indissolubilmente legati al ruolo dell’Agricoltura e di chi opera nel mondo agricolo;
• l’agricoltura e il cibo italiano per purezza ed unicità rappresentano un contributo fondamentale alla ricchezza, alla salute e alla qualità della vita di tutti i nostri concittadini;
• la promozione e la ricchezza dell’immagine italiana nel mondo sono per molti versi il frutto della varietà e della distintività dei nostri prodotti agricoli e alimentari;
• l’agricoltura – per le sfide che il Pianeta deve affrontare in termini di sicurezza, fabbisogno alimentare e sostenibilità ambientale – ha riassunto una posizione centrale;
• siamo fermamente consapevoli di come, a dispetto di un ruolo così significativo per il Paese, il peso e il riconoscimento economico e sociale dei produttori lungo la filiera agricola si siano progressivamente attenuati.
Ciò si rivela iniquo nei confronti di chi si colloca agli estremi della filiera: ingiusta, quindi, la remunerazione e la considerazione per i produttori agricoli, insufficiente la trasparenza a tutela dei consumatori. Riformare dal profondo questa situazione diventa un dovere. La missione che ci diamo per l’immediato futuro è quella di ‘fondare una filiera agricola, tutta italiana, riconoscibile perché porta la firma degli agricoltori italiani’.
Ci impegniamo, quindi:
• come imprenditori a rafforzare con i cittadini un patto di crescita fondato sulla qualità, sulla sicurezza, sulla conservazione della bellezza dei luoghi, anche attraverso l’adesione ai valori della Fondazione Campagna Amica quale luogo di dialogo proficuo con segmenti sempre più vasti della società italiana;
• come imprenditori tutti a costituire una filiera agroalimentare fondata sui valori dell’identità, della trasparenza, della efficienza e della sostenibilità;
• come cooperative e consorzi già impegnati nella costituzione di filiere agroalimentari che traggono nutrimento e forza dai territori italiani e dalla “firma” dei produttori, ad alzarne significativamente l’efficacia e l’efficienza, aggregandone le forze e facendone un potente strumento di economicità, nella qualità e ricchezza dei prodotti e dei servizi;
• come “Mercati di Campagna Amica” a promuovere l’estensione capillare dei mercati degli agricoltori e di ogni formula di vendita diretta, quale momento di valorizzazione della firma dei produttori e di risposta alla crescente domanda di cibo veramente italiano e genuino.
Tutto ciò avrà come naturale conseguenza la creazione di un nuovo modello agro-alimentare, fondato dai produttori stessi che offra:
• una giusta remunerazione a chi produce,
• un giusto prezzo e una effettiva garanzia di qualità e di trasparenza dei cibi,
• la valorizzazione dei primati e delle distintività dei nostri territori e di chi vi abita e lavora,
• un accrescimento del patrimonio complessivo del nostro Paese.
Molto è nelle mani dei governi e degli uomini politici, ma molto dipende da noi. Agricoltori, famiglie, cittadini, insieme possiamo fare tanto: lo dobbiamo ai nostri figli. Questo è il nostro progetto per il Paese. Al raggiungimento di questi obiettivi diamo la nostra solenne adesione”.
È il grano la cenerentola dell’agricoltura
Con -11,4 % nei campi registra il peggior calo dei prezzi alla produzione
Speculazioni e inefficienze sono costate 300 milioni di euro in un mese
Con un crollo dell’11,4 per cento rispetto allo scorso anno è in agricoltura che si è verificata la maggiore riduzione dei prezzi alla produzione. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Ismea a marzo in occasione della divulgazione dei dati Istat sull’andamento dei prezzi alla produzione, che evidenzia peraltro gli “scandalosi andamenti al consumo della pasta che registra un aumento del 11 per cento nonostante si sia verificato un dimezzamento delle quotazioni del grano” sul quale hanno indagato l’antitrust e Mister prezzi. “Il crollo delle quotazioni in campagna si registra - sottolinea il presidente provinciale Coldiretti Lorenzo Galante - sia per le produzioni vegetali (-15,8 per cento) che per quelle derivate dall’allevamento (- 5,2 per cento) ma il record della riduzione si è verificato per i cereali con un crollo dei prezzi alla produzione del 46,4 per cento rispetto allo scorso anno a marzo. Un forte calo delle quotazioni alla produzione - continua la Coldiretti - si è registrato anche per vini e oli di oliva che, su base annua, hanno fatto segnare in campagna drammatiche riduzioni, rispettivamente, del 26,2 per cento e del 24,6 per cento. Una flessione rilevante tra i prodotti di allevamento è accusata dal latte (- 11,1 per cento) e dai suini (- 9,4 per cento)”. Le tendenze registrate in campagna non si sono trasferite al consumo dove - denuncia la Coldiretti - i prezzi per l’alimentare secondo l’Istat continuano ad aumentare su base annua ad un tasso del 3 per cento è quasi il triplo di quello dell’inflazione media dell’1,2 per cento. Un differenziale che è costato agli italiani 300 milioni di euro in un solo mese che sono il risultato di inefficienze e speculazioni. Gli italiani spendono 205 miliardi all'anno in alimenti e bevande (141 miliardi in famiglia e 64 fuori) che rappresentano ben il 19 per cento della spesa familiare ed è quindi necessario interrompere un trend che impoverisce cittadini e imprese agricole in un difficile momento di crisi economica. “L'aumento della forbice dei prezzi tra produzione e consumo - sostiene il direttore provinciale Piero Torchio - conferma la presenza di forti distorsioni esistenti nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola, che danneggiano imprese agricole e consumatori. I prezzi aumentano quindi in media quasi cinque volte dal campo alla tavola e esistono dunque ampi margini da recuperare, con più efficienza, concorrenza e trasparenza, per garantire acquisti convenienti alle famiglie e sostenere il reddito degli agricoltori in un momento di difficoltà economica. E’ necessario quindi riorganizzare le filiere agroalimentari con un forte investimento su consorzi agrari e sulle cooperative che sono il perno sul quale ruota il progetto della Coldiretti per una filiera tutta agricola, tutta italiana e firmata dagli agricoltori”.
IL PIANO SPESA SICURA
DELLA COLDIRETTI IN CIFRE
“Stop a inganni e speculazioni.
Nasce la filiera agricola tutta italiana”
- 20.000 PUNTI VENDITA
DI CAMPAGNA AMICA
• 10.000 nelle aziende agricole
• 5.000 negli agriturismi
• 2.000 mercati degli agricoltori
• 2.000 nelle cooperative
• 1.000 nei consorzi agrari
• ristorazione a KM.0
- VANTAGGI ECONOMICI
• riduzione dei passaggi per recuperare 4 miliardi di costi aggiuntivi dovuti all’inefficienza di filiera a vantaggio di produttori e consumatori
- VANTAGGI AMBIENTALI
CON LA VENDITA DI PRODOTTI LOCALI A KM. ZERO
• riduzione trasporti e consumo petrolio per 9,9 miliardi di kg.
• riduzione gas ad effetto serra per 3,2 miliardi d kg.
- VANTAGGI SALUTE
CON PIU’ PRODOTTI DIETA
MEDITERRANEA IN TAVOLA
• riduzione dell’obesità e del sovrappeso che interessa 1/3 dei bambini italiani e che sono responsabili di patologie che assorbono il 7 per cento della spesa sanitaria per un totale stimato in 7 miliardi di euro
• minore incidenza delle malattie con la dieta mediterranea che riduce del 13 per cento i casi di Parkinson e di Alzheimer, del 9 per cento quelli legati a problemi cardiovascolari e del 6 per cento quelli di cancro
• allungamento della vita media
Via libera a 20mila mercati Coldiretti
Risparmi per 4 miliardi per imprese e consumatori
Avrete il governo al vostro fianco sempre e se sarà necessario intervenire con dei decreti per eliminare degli ostacoli, lo faremo." E’ quanto ha affermato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi alla Convention sul progetto “la filiera agricola tutta italiana”. Siamo “orgogliosi della nostra agricoltura e - ha sottolineato Berlusconi - vogliamo difenderla e un modo per farlo è quello di accorciare la filiera, un altro modo sarà la lotta alla contraffazione. Il governo è dalla vostra parte e apprezza il vostro sacrificio”. Il via libera alla più estesa rete commerciale in Italia con ventimila mercati degli agricoltori firmati “campagna amica” dove acquistare direttamente prodotti provenienti dagli allevamenti e dalle coltivazioni italiane per combattere la moltiplicazione dei prezzi dal campo alla tavola e smascherare il finto Made in Italy, annunciato dal presidente della Coldiretti Sergio Marini, ha avuto anche il convinto consenso degli altri rappresentanti del Governo. ll Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola ha espresso la volontà di rilanciare i Consorzi Agrari e di voler garantire la riserva di appositi “spazi scaffale” ai prodotti locali nella grande distribuzione mentre il Ministro per le Politiche Agricole Luca Zaia ha annunciato di aver chiesto alla distribuzione spazi per il Made in Italy. Uno spuntino conclusivo a base di mortadella e salame per sancire l’accordo ma anche per scongiurare il rischio di psicosi ingiustificate dei consumi di carne di maiale e derivati ha concluso la convention. A seguito dell’influenza messicana un sondaggio Coldiretti ha rilevato che un italiano su dieci sta rinunciando, senza ragione, a consumare carne suina. Il prodotto agricolo “cento per cento italiano” senza trucchi, firmato dagli agricoltori, sarà offerto - ha spiegato Marini - attraverso la più estesa rete commerciale nazionale che coinvolge duemila mercati di campagna amica e duemila punti di vendita delle cooperative, mille dei consorzi agrari, cinquemila agriturismi e diecimila aziende agricole, ma coinvolgerà anche la rete della ristorazione a chilometri zero e la distribuzione che intenderà partecipare. Con il “piano spesa sicura” della Coldiretti vengono smascherati - ha affermato Marini - gli inganni del finto Made in Italy con 2/3 dei prodotti alimentari che arrivano sulle tavole che non contengono materia prima agricola proveniente dagli allevamenti o dai campi italiani, all’insaputa dei consumatori. Un inganno purtroppo legale che - ha concluso Marini - riguarda due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche quattro cartoni di latte a lunga conservazione su cinque che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta che è ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all’insaputa dei consumatori e la metà delle mozzarelle non a denominazione di origine che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere.