15 Luglio 2014
STOP al riso proveniente dalla Cambogia

Gli agricoltori del Monferrato hanno lasciato oggi i campi per prendere parte alla manifestazione organizzata dalla Coldiretti davanti al Ministero delle Politiche Agricole, per dire basta alla concorrenza sleale provocata dalle speculazioni sulle importazioni del riso cambogiano che in Italia sono aumentate del 360 per cento nel primo trimestre, secondo il Dossier della Coldiretti.
Dallo sfruttamento in Asia alle speculazioni in Europa dove il riso indica lavorato cambogiano arriva in Italia ad un prezzo riferito al grezzo inferiore ai 200 euro a tonnellata, pari a circa la metà di quanto costa produrlo in Italia nel rispetto delle norme sulla salute, sulla sicurezza alimentare e ambientale e dei diritti dei lavoratori, secondo il Dossier della Coldiretti.
“Le varietà importate dalla Cambogia – afferma il direttore provinciale Coldiretti Alessandria Simone Moroni - appartengono al gruppo degli indica (lunghi B) con chicchi snelli e di forma allungata, e sono indicati per risi bolliti, insalate, contorni che in Italia vengono utilizzati molto come riso parboiled nei risotti o insalate di riso particolarmente consumati durante l’estate. Con rischi anche per i consumatori perché la produzione straniera può essere spacciata come nazionale non essendo obbligatorio indicare in etichetta l’origine nelle confezioni in vendita”.
Per questo dopo la mobilitazione sul territorio, una delegazione di produttori rappresentativa di tutte le regioni guidata dal presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo ha portato al Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina un campione di riso importato dalla Cambogia per chiedere che vengano fatti controlli qualitativi dopo che nel primo semestre 2014 il sistema di allerta rapido Europeo (RASFF) ha effettuato quasi una notifica a settimana per riso e prodotti derivati di provenienza asiatica per la presenza di pesticidi non autorizzati o che superano i limiti ammessi di residuo e assenza di certificazioni sanitarie.
“Il riso Made in Italy è una realtà da primato per qualità, tipicità e sostenibilità che va difesa – ha aggiunto il presidente provinciale Roberto Paravidino - con l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza, la pubblicità dei nomi delle industrie che utilizzano riso straniero, l’applicazione della clausola di salvaguarda nei confronti delle importazioni incontrollate, ma anche l’istituzione di una unica borsa merci e la rivisitazione dell’attività di promozione dell’Ente Nazionale Risi”.
“La provincia di Alessandria ha una produzione risicola pari a 2.000 ettari e il Piemonte, più in generale, è una regione a forte vocazione risicola e non può più accettare che il lavoro delle oltre 2.500 imprese per un totale di 8.000 addetti sia messo a rischio a causa delle indiscriminate importazioni dall’estero, Cambogia in particolar modo, a seguito dell’azzeramento dei dazi doganali da parte dell’Unione Europea. – hanno continuato il presidente e il direttore della Coldiretti alessandrina Roberto Paravidino e Simone Moroni – Oggi il nostro Paese è il maggior produttore europeo di riso, con più di 14 milioni di quintali l’anno. E in Italia il primato spetta al Piemonte, con più di 120 mila ettari di risaia con una produzione totale di 8 milioni 500 mila quintali. Il riso costituisce l’esempio classico dei soli 17 centesimi che vanno al produttore agricolo per ogni euro di costo per il consumatore”.

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