Senza zootecnia non esiste agricoltura, presidio del territorio e sicurezza alimentare ma il nemico principale ha un nome ben preciso: burocrazia.
La zootecnia si trova già in una situazione drammatica per l’insostenibile aumento di costi: gli aiuti ci sono, ma modi e tempi sono tali da far desistere chi non è più che determinato ad arrivare in fondo. È sulla lentezza dei meccanismi dall’Europa alla stalla che puntano il dito gli allevatori: il mondo degli allevamenti è in un limbo che cerca il proprio equilibro tra tradizione, importante realtà economica e difficoltà di sviluppo.
Sono stati questi gli argomenti al centro dell’iniziativa organizzata da Coldiretti Alessandria sulla filiera zootecnia e la tutela del settore che ha visto la presenza dei vertici della Federazione con il Presidente Mauro Bianco e relatori d’eccezione come il Vice Presidente Coldiretti Piemonte con delega regionale al settore zootecnico Bruno Mecca Cici e il Responsabile Area Economica Coldiretti Piemonte Franco Ramello.
Apertura lavori e moderatore dell’incontro è stato il Direttore Roberto Bianco che ha tracciato un focus sugli allevamenti partendo da dati a livello mondiale, nazionale, regionale per arrivare alla situazione provinciale: come affrontare cambiamenti e nuove prospettive di mercato, il benessere animale e le opportunità per rendere le aziende più competitive e sostenibili.
“Quando una stalla chiude difficilmente riapre: si perde così un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di prodotti tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate – ha affermato il Presidente Mauro Bianco -. La sostenibilità della carne va incontro a una richiesta specifica da parte dei consumatori, sempre più attenti alla qualità e al valore ambientale di quanto portano in tavola”.
Il venir meno della presenza degli agricoltori nelle aree interne e della loro costante opera di manutenzione del territorio rende più devastanti gli effetti del dissesto idrogeologico e accentua la tendenza all’abbandono dei piccoli centri ma a rischio è anche la straordinaria biodiversità delle stalle e delle razze autoctone, come la Piemontese.
Gli oltre 4mila allevamenti di bovini piemontesi, che pesano sul totale nazionale per circa il 12,1%, rendono il Piemonte la seconda regione italiana per quanto riguarda la bovinicoltura.
In particolare, la stragrande maggioranza degli allevamenti di bovini in Piemonte sono specializzati nella riproduzione di capi da latte, mentre il restante 13,9% sono allevamenti per la produzione di carne. Il tessuto imprenditoriale è formato per la quasi totalità da micro-imprese (99,4%), nell’83,6% dei casi ditte individuali.
In provincia di Alessandria la filiera bovina conta 1.200 stalle suddivise tra “allevamento” e “da carne”, il 14% della produzione piemontese: “La zootecnia si trova a dover affrontare questioni complesse e a far fronte ad emergenze, in primis di natura sanitaria e, conseguentemente, di mercato, che stanno incidendo in modo significativo sulla tenuta, generando preoccupazioni per quelle che potranno essere le prospettive future di continuità – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Per questo è urgente un’azione di adeguata tutela e sostegno attraverso la quale accompagnare le imprese e creare i presupposti che possano permettere di superare la fase contingente”.
Le stime prevedono che il consumo di carne continuerà a crescere a livello globale, ma con un rallentamento nei Paesi sviluppati. Aumenterà la domanda di carne di alta qualità e prodotta in modo sostenibile. Secondo la Fao da qui al 2032 il consumo globale di carne di pollame aumenterà del 15%, quella suina dell’11%, bovina del 10% mentre l’ovina del 15%.
“Senza zootecnia non ci può essere agricoltura di livello nel nostro Paese. Abbiamo bisogno di gioco di squadra, dal settore sanitario, alla trasformazione, alle fasi di allevamento, collaborare insieme per dare risposte ai cittadini. La corretta alimentazione è la base del viver bene. Spendere di più per la qualità è la prima forma di contrasto per le spese sanitarie. Fondamentale anche la formazione degli allevatori, creare competenza con l’introduzione di nuovi saperi, perché la cultura digitale, la sensoristica e la tecnologia è sempre più parte integrante della produzione agricola”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco.
Benessere e sostenibilità: risultato di accordi di filiera che possano dare traiettorie di futuro al comparto cambiando le impostazioni della commercializzazione, e alle imprese, in gran parte condotte da giovani che hanno colto proprio nell’allevamento e nell’agricoltura importanti opportunità di lavoro.
Insomma, quello che manca è il senso di prospettiva: i fondi a sostegno delle attività ci sarebbero anche, bisogna però renderli più efficienti.